Costretti a fuggire


In questo post vorrei affrontare un tema particolare e di fortissima attualità: l’immigrazione clandestina.

So che lo sbarco continuo nelle nostre isole di una moltitudine di persone disperate e in condizioni igienico-sanitarie a dir poco precarie crea diversi disagi, soprattutto in un tempo di crisi in cui mancano le risorse per rispondere ai problemi di tutti noi, quindi anche solo il pensiero di occuparsi di altri può far paura o sembrare impossibile, specie quando gli aiuti sono insufficienti e lasciati alla buona volontà di volontari e cittadini, in sostegno a quelli organizzati e dell’ottimo lavoro svolto dalla guardia costiera (non li nomino tutti, ma ognuno di loro merita gratitudine e riconoscimento).

Sui social e nei media ascolto commenti a volte duri verso coloro che sbarcano sulle nostre rive e verso coloro che chiamiamo con un termine, a mio parere infelice, “extracomunitari” e so che, troppo spesso, alcuni risaltano per violenze e reati vari, anche se vorrei sottolineare che il male non ha un solo colore ed un solo linguaggio, ma tutti i colori e le lingue del mondo, perché è in ognuno di noi se lo lasciamo agire e che pedofili, violenti, criminali non sono appannaggio di un paese, ma di tutti, quindi anche italiani.

Io non ho la presunzione di conoscere tutte le cause, ma vorrei che ci fermassimo un attimo a riflettere che coloro che riescono ad arrivare da noi, sopravvivono ad un viaggio terribile, ammassati in barconi che sono tutti fuorché confortevoli, in condizioni igieniche terribili (io non so quanti bagni ci possano essere in un barcone?!), con persone che non ce la fanno e muoiono e, o sono buttati fuori o tenuti da una parte, denutriti ancora prima di imbarcarsi, e coperti con abiti estivi, quindi in balia del gelo e del vento…

Che cosa spinge queste persone ad affrontare un viaggio della disperazione? pagando gli scafisti e magari credendo alle menzogne di questi, ultimo braccio di criminali senza scrupoli, che li considerano merce per pedofili, traffico di organi e chissà cos’altro, in fondo sono persone senza documenti e senza nome (se spariscono chi li cerca?). Si imbarcano ed hanno solo la speranza di continuare a vivere, perché non hanno mezzi né certezze e arrivano in un paese che non ha la possibilità di inserirli e di dar loro la concreta possibilità di una vita dignitosa, perché questa stessa non riesce a garantirla a molti dei suoi stessi cittadini, considerando anche che l’Europa sembra ignorare che il problema immigrazione non riguarda solo l’Italia, che è in prima fila, ma tutti, e non solo ciò che si vede ma anche i terribili e dolorosi retroscena.

Se avessero la possibilità di restare nelle loro terre, non lo farebbero? La verità è che probabilmente non hanno altra scelta, perché restare significa morire, noi non lo capiamo, perché se lasciamo il nostro paese è per turismo o per lavoro e in genere con le sicurezze necessarie (anche se in passato neanche i nostri concittadini avevano certezze quando sono emigrati in America dopo la seconda guerra mondiale), ma questa gente fugge dalla guerra o da realtà che nemmeno immaginiamo.

E’ vero che c’è la crisi e tanti problemi per tutti, ma l’Italia è un paese di gente generosa e solidale (non l’unico certo, ma in tante calamità lo ha dimostrato, è sempre disponibile) e, se le risorse economiche mancano, ci sono due cose che ognuno di noi ha in abbondanza e più ne usa più ne torna: accoglienza e solidarietà. Se non abbiamo soldi nel portafoglio, possiamo aprire il cuore e condividere ciò che si ha, come fanno gli abitanti di Lampedusa o hanno fatto quelli dell’isola del Giglio con i naufraghi della Costa Concordia. Gli immigrati sono persone costrette a fuggire, mi ci è voluto tutto un post, ma volevo dire solo questo, ecco, pensiamoci… speranza è anche allargare il cuore… ciao cari amici

Commenti

  1. Su Google + il 06/07/2014 ELENA CO ha commentato:
    Buona domenica carissima ... già è un grosso problema per Italia l'immigrazione...

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