Non rincorriamo il tempo, viviamolo pienamente!


Il tempo è sempre stato un incubo per me, ero una di quelle persone che guardava sempre l'orologio, correva affannosamente da un impegno all'altro e che, pur di non arrivare tardi ad un appuntamento, arrivava sempre in anticipo e le toccava aspettare, cosa che non mi è mai riuscita di fare bene, sia perché non mi piace sia perché mi sembrava di "sprecare il tempo", non dico che ero come il Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie, ma quasi, avevo l'ansia del tempo che scorre, troppo velocemente o lentamente a seconda di quello che stavo facendo, e si, avevo anche l'ansia del fare, il dovere e il fare erano i miei motori, senza i quali non comprendevo il senso del vivere.

Ammettiamolo, la sindrome del Bianconiglio è un pò in tutti noi, bé forse non proprio tutti, ad esempio c'è una mia cara amica che ha la sindrome del ritardo cronico, una volta mi ha fatto aspettare ben 2 ore sotto la metro che arrivasse e quando è arrivata camminava lentamente e rideva per la consapevolezza del tempo trascorso, ero talmente interdetta che non mi sono neanche arrabbiata e ho cominciato a ridere pure io, era in ritardo e camminava con una flemma da record!
Ero una persona molto attiva, correvo continuamente, come un treno, e, naturalmente, vivevo la mia vita come le immagini che scorrono come macchie confuse dal finestrino, non superficialmente, non è nella mia natura, ma, diciamo, non abbastanza pienamente, tanto che quando i colleghi mi raccontavano qualche evento, rispondevo sinceramente stupita < ma quando è successo? > e la risposta suonava sempre la stessa musica < ma come non ti ricordi, c'eri anche tu!!! >, come c'ero anche io, se ci fossi stata me lo sarei ricordata, ma come fai a ricordarti le cose se vai a 100 all'ora nelle pieghe dei giorni?

La vita è una maestra esigente e dura a volte, aggiungo grazie alla Sapienza di Dio Padre, che ci ama e sa di cosa abbiamo bisogno, cosa ci fa davvero bene e corregge le nostre strade storte per rimetterle nella giusta direzione, ad un certo punto la malattia ha fatto capolino nella mia vita sconvolgendo i miei piani, le mie giornate, i miei ritmi e scompigliando in un colpo solo il tempo, il dovere e il fare di cui mi alimentavo.
Di professione sono infermiera, ma chiamarlo lavoro è riduttivo, in quanto, almeno per me, coinvolge tutto ciò che io sono, ciò che penso, credo e vivo, e, se ti lasci schiacciare dal ruolo al punto che prende il sopravvento, come è accaduto a me, finisce che senza la professione non ti ritrovi, senza il fare non ti senti più utile, che sbilanciandoti sul senso del dovere, ti dimentichi che la tua vita ha valore a prescindere da quello che fai, puoi o non puoi più fare e che il tempo ha un valore intrinseco, una volta passato non torna più e che se non lo vivi davvero pienamente, perdi qualcosa in più di minuti, ore, giorni, perdi vita, la tua vita.

I cambiamenti arrivano nella vita, è inevitabile, credo che la parola vita racchiude questo continuo rinnovamento, movimento, possiamo prenderli come un'opportunità oppure sbatterci contro continuamente finché non li accettiamo e possono arrivare, in genere, in due modi: all'improvviso (un lutto, un incidente, un cataclisma, la perdita del lavoro, una relazione che finisce, un amico che ti volta le spalle indifferente, ...) oppure gradualmente, io direi che la malattia contiene entrambi i momenti, il tuo corpo cambia, non risponde più come prima, il tuo ritmo rallenta (da treno freccia rossa a carretto tirato da un asino!), una serie di sintomi e segni che non metti subito in correlazione, poi la diagnosi, poi altre diagnosi, poi altre evoluzioni....

Al momento ho la consapevolezza di aver vissuto due vite con la malattia che ha fatto da spartiacque, ma a dirla tutta, anche se il percorso è faticoso e continuamente in salita e procedo a passo di lumaca, combattendo sempre con la voglia di strafare e di correre appresso al tempo (ho smesso di lavorare, ma gestisco 2 blog e quello dei cuccioli in adozione, tanti sono gli appelli, mi fa uscire fuori il Bianconiglio, sono sempre indietro!), la malattia è stata una grazia, ho smesso di correre, cammino lentamente, spesso nemmeno quello, ma apprezzo ogni istante, mi godo il viaggio della mia vita, le immagini del panorama non sono più macchie colorate e confuse viste dal finestrino, ci sono dentro, sento i profumi, il cinguettio dei passerotti, il verso dei pappagalli  selvatici verdi con piume viola che giocano tra i rami, lo starnazzare (so che non si chiama così, ma quel gridolino me lo ricorda) dei gabbiani grossi come tacchini sui tetti alla sera, le cicale, le ultime di questa stagione, quando stendo la sera, i rumori assordanti della mia città (lo so non è poetico, ma è vita reale), gli anziani a passeggio che si incontrano in piazza, i cani con i loro padroni, la mia Cleo (micia) che mi fa i versi e le smorfie buffe per attirare la mia attenzione, gelosa di pc, tablet e telefono, la mia famiglia... insomma non do più niente per scontato e vivo ogni momento il mio oggi, non penso quasi mai a domani (a parte la programmazione dei blog) e sempre meno a ieri, oggi è importante, oggi mi è donato, ieri è andato e domani non è sotto il mio controllo, oggi conta e cerco di viverlo meglio possibile.

Concludo il post con un esempio molto concreto che riguarda i miei genitori, io non provengo da una famiglia benestante, i miei genitori hanno sempre lavorato come matti entrambi e facevano tanti progetti per la pensione, del tipo faremo quella vacanza, quel viaggio, compreremo quella casetta, ecc... mio padre è morto più o meno improvvisamente a 45 anni e tutti i loro progetti sono saltati... mio zio aveva promesso di portare mamma in crociera per il suo 70 compleanno, per quella data, l'anno scorso a luglio, lui è venuto in Italia (viveva negli USA con la sua famiglia), ma non stava bene, non sembrava una cosa da poco, ma nemmeno una cosa grave, poi il 22 agosto è tornato a casa rimandando il progetto della crociera ed è morto il 13 settembre. Sembra un semplice proverbio non rimandare a domani quello che puoi fare oggi, ma è proprio vero, oggi conta, oggi è importante, oggi possiamo amare, perdonare, viaggiare, stare con la famiglia, giocare a calcio padre figlio, andare a fare una passeggiata madre figlia, fare una vacanza insieme, stare insieme... non rincorriamo il tempo e non spendiamolo a fare progetti campati in aria, non stiamo a programmare tutto l'anno lavorativo che ora ricomincia dicendo che poi faremo questo o quello, si dobbiamo lavorare, specie chi ce l'ha, ma spendiamo il tempo per amare e stare con i nostri genitori anziani, anziché lasciarli abbandonati a se stessi, per stare in famiglia, anziché ore e ore in palestra o tra feste (tutto buono e tutto sano se vissuto bene, ma non possiamo fare tutto, qualche no, qualche rinuncia è necessaria...), per dedicare tempo al volontariato, per parlare, o ascoltare,  un vicino solo, anziché salutarlo di fretta... insomma prendiamoci il tempo per vivere.... il tempo vissuto è tempo speso bene... riflettiamoci... e mettiamo a nanna il Bianconiglio!!!

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