Scrivere per passione e come terapia


Dovete sapere che fin da piccolina sono sempre stata molto riservata (anche se ora non si direbbe!) e parlare è sempre stato un problema, sia a scuola sia a casa, ancora peggio nelle recite scolastiche, non riuscivo, ed ancora oggi è così (ben lo sa chi mi ha, in passato, assegnato delle lezioni o presentazioni da tenere in pubblico o ai corsi, nonostante i miei ripetuti no!), ad esprimermi in modo fluido e consapevole, andavo, e vado, nel panico più totale e, quando dovevo espormi per forza, si creava una specie di corto circuito mentale tale che, alla fine, non mi ricordavo una sola parola, anche se, per pura grazia divina, avevo fatto una buona esposizione, i contenuti arrivavano ed erano compresi, mentre io ricordavo solo il gelo, la sudorazione, il blocco del respiro e la tachicardia.

Così appena ho imparato a scrivere, quello è diventato il mio canale di espressione preferito, anche in famiglia, infatti riempivo i miei genitori, i nonni, le amiche, di biglietti, letterine e, manco a dirlo, ero brava nei temi, nei riassunti, nello scrivere (per il resto poca capacità di memoria, zero capacità logica, matematica, nelle sequenze, ecc., che volete, ognuno ha i suoi doni!!).

Da bambina parlavo poco, anche nelle interrogazioni, pur sapendo cosa rispondere, il fatto di trovarmi davanti a tutti mi bloccava, poi pian piano ho iniziato anche a sciogliermi, la mia professione in questo mi ha aiutato molto, in quanto dovevo relazionarmi con tante persone, i pazienti, le famiglie, i medici, i colleghi, ed ho imparato, almeno sul lavoro, a farlo bene, almeno dai feedback ricevuti (almeno fino all’ultimo posto di lavoro dove c’erano tante cose che non andavano e troppe da mandar giù, che non si poteva star zitti, e alla fine mi esponevo sempre in prima persona, anche davanti a direttori e dirigenti e pure da sola e invano, ma punizioni non ne ho rimediate, quindi…), però ora direi che parlo troppo e a sproposito, sono molto impulsiva, specie nelle relazioni, e dovrei imparare a pregare e riflettere prima di parlare, specie per le cose che mi coinvolgono e stanno a cuore.

Comunque tornando a quando ero bambina, me ne stavo sempre in un angolo a scrivere, raccontando alle bianche pagine emozioni, fatti, lezioni, sogni, poesie… ogni qualvolta avevo un nodo dentro, lo esprimevo scrivendo e lo facevo per me stessa la maggior parte delle volte, per qualche anno ho anche tenuto un diario, scrivere mi aiutava a chiarirmi dentro, a sfogarmi, ad esprimermi e crescendo ho scritto anche poesie e racconti, due autobiografici, di cui uno iniziato nel 2003 sul mio percorso di vita e professionale a partire dal corso per infermiere professionali, ma non l’ho ancora terminato, in verità ha subito due grandi stop, il primo quando sono arrivata a parlare della morte di mio padre e l’altro, successivo, quando sono stata costretta a lasciare la struttura dove avrei voluto restare per sempre a lavorare. Come ho letto da qualche parte, non ricordo dove e quando e chi lo abbia detto, se scrivi i fatti mentre li stai vivendo le emozioni sono talmente forti che possono incendiare la carta, devi lasciarle stemperare per poterne parlare serenamente, così credo che scrivere un libro sia come partorire, c’è un travaglio prima della nascita, e il travaglio del mio primo racconto non è ancora finito.

Scrivere non è solo il mio modo per esprimermi, ma ho scoperto, scrivendo il secondo racconto, che è anche una terapia.

Come ho accennato, non ho mai avuto una grande memoria, nei miei studi facevo una fatica enorme ed i risultati non mi davano ragione (l’emozione nell’esposizione mi penalizza), per memorizzare dovevo scrivere, prendere appunti ed elaborarli in bella, e così riempivo tantissimi quaderni, piccoli e grandi, che poi facevano il giro della classe, ed anche della mia vita ho dei vuoti di memoria, così per il bisogno di non perdere le cose importanti scrivevo sempre.

Quando è finita una relazione per me molto importante, il dolore è stato devastante, piangevo in continuazione e, quando soffri, rischi di perdere i ricordi belli, soppiantandoli con quelli dolorosi, difficili, incomprensibili e rischi di mettere tutto in discussione, arrivando a cancellare tutto pur di proteggerti, pur di non soffrire, ma il risultato è che finisci per soffrire di più ed inutilmente, perché hai perso tutto di un tratto, più o meno lungo, della tua vita che comunque hai vissuto, dove hai amato, sorriso, gioito, pianto, dove sei stato felice e ti sei sentito vivo, pieno di speranza per il futuro. In quel momento della mia vita, in cui, peraltro, ho iniziato a peggiorare nella salute e stavo sempre a casa, a letto, l’unico conforto è stato la preghiera e la presenza di Gesù e della Mamma celeste nella mia vita e pregando ho compreso che cancellare, negare, non solo non mi stava aiutando, ma mi stava uccidendo dentro, così ho preso il computer portatile e dal mio letto ho cominciato a scrivere.

Il primo passo, iniziare, è stato quello più difficile, non riuscivo a scrivere, così ho immaginato di scrivere a quell’uomo, per me un dono del Cielo così speciale, e di raccontarle il nostro rapporto così come lo avevo vissuto, cercando di essere, quello che spesso non sono stata proprio per la paura di perderlo, autentica. Fu così che le parole iniziarono ad uscire fluide e scorrevoli fino a completare il racconto e, man mano che scrivevo, rivivevo quel rapporto, quei vissuti, compresi gli errori, tantissimi, che avevo fatto, le incomprensioni e quanto la paura mi aveva condizionata. Mentre scrivevo facevo luce dentro me e lentamente veniva messo un balsamo sulla ferita, così che potevo recuperare tutte le cose belle e tutto il senso di quanto avevo vissuto così intensamente e mi aveva cambiata, fatta crescere, progredire nel mio cammino personale.

Condivido questo per dire che ad ognuno di noi il Signore dona dei talenti, da mettere a frutto per centrare il senso pieno della nostra esistenza e per contribuire a migliorare un poco questo mondo; guardiamo dentro noi e scopriamo, anche attraverso l’incontro con l’altro, quali doni ci sono stati fatti e facciamoli germogliare. Alcuni di questi doni sono facili da scoprire, come la scrittura, la musica, la pittura, la scultura, l’arte in genere, altri sono meno visibili, meno immediati da trovare (io non li ho ancora compresi bene e tutti per esempio!), e sono molto personali, legati alla nostra identità, e solo nel discernimento, nella preghiera, nell’osservare attentamente le tracce del passaggio di Dio nella nostra vita possiamo individuarli, conoscerli e metterli a frutto per il bene nostro e degli altri, perché quando Dio fa un dono a ciascuno personalmente, lo fa pensando a tutti, ed ha una fantasia incredibile e meravigliosa, basta guardare la natura, certi colori, certe sfumature, tutte le varietà di specie animali e vegetali, il mare, i monti, i fiumi, per non parlare dei suoni, da lasciarti a bocca aperta.


Vorrei lasciarvi con un consiglio: quando qualcosa vi pesa e vi strozza dentro e non avete un amico a portata di mano con cui sfogarvi, fatelo scrivendo su un quadernino, lasciate stemperare le emozioni di quel vissuto e poi, a distanza, rileggetelo con calma; non solo vi darà un sollievo immediato, ma, alleggeriti dall’onda emotiva, vi darà anche informazioni utili a risolvere quella determinata situazione.

A presto con i prossimi post.

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