Vorrei esprimere anche attraverso questo blog la stima e la solidarietà verso una donna, una moglie, una mamma, una giornalista seria (ma non seriosa) ed una scrittrice notevole, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente e di cui ho potuto apprezzare i libri “Sposati e sii sottomessa” e “Sposala e muori per lei”: Costanza Miriano.
Innanzitutto
la devo ringraziare, perché anche grazie a lei ho trovato il coraggio di
“venire alla luce” e di creare il blog, poiché nonostante la motivazione e
l’entusiasmo, ero frenata da dubbi e paure. Esporsi pubblicamente è sempre un
rischio, a maggior ragione se si esprime se stessi totalmente, attraverso la
fede ed il proprio modo di essere, di pensare, le scelte, la propria
vulnerabilità, in quanto si può non venire compresi, accolti e quindi
rifiutati, feriti, attaccati e non è facile accettare tutto questo, infatti la
tentazione è di cedere a quel “chi me lo fa fare?” che ti risuona nella testa e
rinchiudersi nel proprio bozzolo.
Per
settimane ho tentennato, ma poi ho letto sul blog della signora Miriano l’articolo
“Amici coraggiosi”(http://costanzamiriano.com/2013/12/22/amici-coraggiosi/) e, pur non rientrando in questa
sfera, ho compreso che non ci si può nascondere, che, nonostante la naturale
paura, bisogna comportarsi da figli della
luce (Lc 16,8) e così eccomi qui.
Seguo con
molta ammirazione ed interesse il blog di Costanza Miriano e con grande
dispiacere il martirio del cuore (forse
la parola martirio sembrerà eccessiva, ma anche se esternamente non vi sono
ferite, credo esprima chiaramente ciò che da diverso tempo sta sopportando
Costanza) cui viene sottoposta da chi non ha letto né compreso il reale
messaggio dei suoi libri. Io non voglio fare polemiche (in questo blog sono
bandite) né sono nessuno per spezzare una lancia in favore di Costanza,
oltretutto non credo serva, leggere i suoi libri basterebbe, infatti il suo
linguaggio è talmente scorrevole e piacevole ed i contenuti talmente utili per
tutti (credenti e non) che non trovo altro da aggiungere.
Vorrei
soffermarmi sulla parola che ha provocato tanto “scandalo”: sottomissione. È
una parola “fuori moda” e scomoda a sentirsi pronunciare, il bello è che
Costanza l’ha riproposta con coraggio, ma riprendendola dalla lettera di S.
Paolo ai Colossesi cap. 3, 18-19 (18Voi, mogli, state
sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. 19Voi,
mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. ).
Ricordo
bene una catechesi cui ho assistito in cui si spiegava il significato profondo
dietro questa parola “incompresa”, ovvero che il ruolo della donna è quello di
- stare sotto – nel senso di sostenere il marito aiutandolo ad essere quello
che è, ad esprimere pienamente la sua identità. Lungi da me fare didattica,
Costanza spiega meravigliosamente ed approfonditamente l’espressione di s.
Paolo attualizzandola nel nostro tempo, vorrei solo riportare uno stralcio di
una novena a s. Pio da Pietrelcina che ho terminato proprio qualche giorno fa e
che riprendeva questo termine nella riflessione dal titolo l’autenticità di Gesù (tratta da un bel libretto delle ed. Shalom)
e risponde all’invito che fa s. Pio di sottometterci a Dio dicendo: < tu ci parli, padre, di “sottomissione”; è
una parola fuori moda oggi, eppure è così importante e necessaria. E poi è vero, sottomessi lo si è tutti,
solo che invece di sottometterci a Dio, ci sottomettiamo al nostro io >.
Per
un cristiano sottoporre il proprio libero arbitrio alla volontà del Padre
celeste non è privazione, costrizione o limitazione del proprio sè, ma pieno
compimento, in quanto, e, se siamo onesti da riconoscerlo, lo sperimentiamo
spesso, quando confondiamo l’essere liberi col fare ciò che ci piace quando ci
pare, finiamo per strozzare la nostra vita e bruciarne le belle opportunità, persino
le nostre relazioni, e questo perché abbiamo una visione miope, offuscata e
ristretta di tutta la realtà, mentre affidarci completamente al Padre celeste,
creatore del cielo e della terra, che ha la visione completa e sa cosa è bene
per noi, cosa davvero ci rende felici, molto meglio di noi, allora siamo al
sicuro e possiamo sperimentare e cantare ciò che dice il salmo 131 al versetto
2 < Io invece resto quieto e sereno: come
un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me
l'anima mia. >
Intorno
a noi sentiamo tante voci, semplici brusii o urla sguaiate, ascoltiamo spesso
ciò che ci conviene o ci raccontano (un esempio sono i politici di tutti gli
schieramenti in campagna elettorale) ciò che vorremmo venisse fatto, che aspettiamo
da tempo invano, parole vuote che si perdono nel tempo, io credo che siamo
tutti stanchi di tutto questo ciarlare a vuoto, credo che in fondo abbiamo
bisogno di ascoltare un annuncio vero, vivo, che non cambia a seconda delle
mode e dei momenti, che non ruota come una banderuola nel vento e che non
rimbomba a vuoto nei giorni che si susseguono, ebbene apriamo le orecchie ed
impariamo ad ascoltare gli inviti d’amore di un Padre che ci ama teneramente da
dare il suo Unigenito Figlio per amore nostro, di un Figlio che ci ama con tale
zelo ardente da dare la sua vita per noi, di uno Spirito che incessantemente e con gemiti inesprimibili intercede
incessantemente per noi (Rm 8, 26 Allo stesso modo anche lo Spirito viene in
aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo
conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili ) e non accontentiamoci di
ascoltare, ma apriamo la Bibbia, questa lunga lettera d’amore inalterata nel tempo e viva, leggiamo, scrutiamo, riflettiamo, non fermiamoci al linguaggio
letterale, al ciò che sembra ma non è, a ciò che appare a noi che lo filtriamo
con le nostre categorie mentali, e interroghiamo la Chiesa, attraverso i
sacerdoti, facciamoci spiegare ciò che non comprendiamo, lasciamoci toccare
dall’amore invisibile, ma tangibile, che ci sta di fronte e bussa al nostro
cuore ( Ap 3, 20 Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la
mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me ), perché non ci deluderà, non ci tradirà e non verrà mai meno e la
Croce di Gesù ce lo mostra chiaramente, noi non crediamo in un morto appeso e
morto di freddo, ma in un Dio fatto uomo che ci ha amato fino alla fine, le sue
braccia sono stirate e le mani e i piedi inchiodati, ma, come ho letto da
qualche parte non sono due chiodi a
fermare l’amore.
E dopo aver fatto esperienza di questo amore
facciamoci coraggiosi annunciatori e testimoni agli altri, non andando di porta
in porta a proferire le nostre parole, ma con la vita, con lo stare insieme,
sempre e comunque, col perdonare, anche quando il cuore sanguina, con la
libertà di scegliere di continuare ad amare ed a fare scelte definitive ed
impegnative, come il matrimonio, la fedeltà coniugale, il dono di noi stessi
all’altro, anche se ci rifiuta, con il continuare ad amare, a credere, a
sperare. Grazie a chi ogni giorno, nel silenzio e nel nascondimento, testimonia
con coraggio e perseveranza un amore tanto grande.
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