Testimonianze dalla Comunità Cenacolo


Come riporta il sito, la Comunità sente molto questa esperienza di testimoniare ciò che hanno visto e ciò che hanno vissuto, come riporta il primo capitolo della prima lettera di Giovanni: Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi – quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia piena.

Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.

Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.

In tante occasioni i giovani e i membri della Comunità Cenacolo danno testimonianza di quello che il Signore ha operato nella loro vita e parlare pubblicamente della propria storia, mettendo in luce le proprie ferite, peccati, vulnerabilità, cadute, non è facile, ancora di più davanti ad una moltitudine di persone come durante il Festival dei giovani a Medjugorje, ma lo fanno non tanto per esaltare la Comunità, ma perché la loro esperienza possa parlare dell’amore di Dio per ciascuno e possa essere di aiuto a chi si trova nel dolore, nella difficoltà o nel buio più profondo.

Anche questo blog è nato per dare testimonianza alla Luce vera che è il Signore Gesù ed io condivido con voi la mia storia, le mie esperienze di vita, con il medesimo scopo, ma tutti noi siamo chiamati a dare testimonianza, per cui vi invito nuovamente ad inviarmi, chi lo sente, le vostre testimonianze da pubblicare sul blog.

Ora lascio che siano due giovani della Comunità Cenacolo a raccontarsi, Matteo e Chiara, vi invito a leggere le altre sul sito, sono davvero importanti. Con l'occasione ringrazio il referente per l'Italia della Comunità per avermi dato il permesso di pubblicare queste testimonianze sul blog e ringrazio suor Elvira e tutta la Fraternità per le loro preghiere e ciò che fanno ogni giorno.

                                                        MATTEO





Sono Matteo, ho trentun anni e vengo da Venezia. Sono felice di aver ritrovato in Comunità la voglia di vivere, la grinta e l’entusiasmo che ormai avevo perso totalmente. Penso che senza il Cenacolo e senza l’incontro con Dio non avrei mai potuto incontrare quella pace e sicurezza interiore profonda che oggi vivo. Da bambino sono stato amato dai miei genitori e quindi non posso ricordare niente di brutto. Poco prima dell’adolescenza ho iniziato a vergognarmi della famiglia dalla quale provenivo perché i miei non erano dei “professionisti” come i genitori dei miei amici; invidiavo il loro “status” e quello delle loro famiglie. Desideravo essere amato e notato, e vivevo delle inferiorità verso chi era più espansivo ed estroverso di me; avevo una personalità debole che mi spingeva a subire e a cedere spesso dinanzi alle idee degli altri. Sono sempre stato un bambino allegro ma iniziavo a chiudermi quasi per mettermi in risalto ed essere preso in considerazione. Così a tredici anni ho iniziato a bere e a fumare per affrontare le mie timidezze: volevo essere come quei ragazzi “tosti”. In questo periodo ha messo radice in me anche un’altra problematica: metal, horror, splatter, letteratura “maledetta”, estremismo politico ed arte nelle sue forme più assurde hanno iniziato ad animare la mia vita, spinto sia dal desiderio di primeggiare, sia dall’influenza culturale di mio padre anticonformista ed anticapitalista. Nella disperata ricerca della mia identità ho cominciato a vivere un’esistenza alienata nell’inconsapevolezza, nella falsità, nell’egocentrismo, fatta di apparenze e tutta tesa a nascondere la verità di me stesso. Ogni tentativo di normalizzarmi si infrangeva contro questa tendenza ad essere il più strano. Vivevo la repulsione verso tutto ciò che giudicavo banalmente ordinario come il lavoro, i rapporti, la famiglia. Così, dopo un breve tentativo all’università, ho definitivamente scelto la strada della tossicomania abbracciando in maniera più ampia e radicale questo desiderio perverso che coltivavo da adolescente, credendo di appagare la mia fame insaziabile di impurità che in nessuna proposta mondana trovava ristoro. Sono caduto sempre più in basso, solo e disperato. Oggi desidero dire grazie a Gesù perché mi ha ridato un cuore, perché ha spezzato le catene del male, perché mi ha fatto risorgere! Oggi so che cercavo Dio nelle piazze del mondo, nelle droghe più strane, nelle esperienze più incredibili. Ora capisco che avevo bisogno di conoscere Dio per vivere quello che vivo ora: la verità, l’impegno e il sacrificio nella donazione di me stesso e una fede fatta di valori solidi. La Comunità mi ha restituito pressoché integra quell’esistenza che odiavo ed ho cercato di distruggere. Passo dopo passo quell’angoscia che mi attanagliava, quel senso di paura e di fatale impossibilità, hanno cominciato a dissolversi proprio grazie alla ripartenza dalle cose basilari e semplici della vita. Ho ritrovato anch’io quell’ideale fatto di amicizia, bontà, gentilezza e coerenza che ho riscontrato in tanti ragazzi che mi hanno accolto e guidato. Mi sono prima ritrovato come uomo e poi è nato il desiderio di interessarmi ed amare chi mi sta vicino, scoprendo che la mia felicità risiede nella donazione di me stesso. Parallelamente a questo ho iniziato a percepire sempre più distintamente e radicalmente che mi trovavo sulla strada giusta, dove vivo delle esperienze incisive nel bene che mi stanno trasformando: il perdono misericordioso, la verità con me stesso e con gli altri, il sentimento di essere amato dal Padre e dai fratelli, ma soprattutto il fatto che posso rinnovarmi ogni giorno rialzandomi continuamente dalle cadute. Grazie Gesù per il mio passato, per questa stupenda ricerca ricca di vita e sovrabbondante di frutti e di sorprese; grazie Cenacolo per questa avventura di liberazione che vivo oggi.


 CHIARA





“CONDUCILA TU, LUCE GENTILE, FINO AL VICOLO CIECO, FINO AL MURO DI PIETRA, FINO ALLA PORTA DEL CENACOLO… E PASSA, LUCE GENTILE, LUCE RISORTA”.

Questa è una preghiera che una Suora di clausura, avendo visto la tristezza che vivevo, ha recitato molte volte per me: con queste parole sono arrivata al Cenacolo, senza che lei sapesse dell’esistenza della nostra Comunità. La preghiera è davvero grande! Mi chiamo Chiara e sono tra coloro che hanno bussato al Cenacolo con un passato tra alcool, droga, problemi alimentari, depressioni, disturbi della personalità, ricoveri in psichiatrie... e “chi più ne ha, più ne metta”. Ma alla radice avevo un passato profondo di disperazione e solitudine. Da bambina ero particolarmente sensibile: i litigi in famiglia erano per me dei macigni sul cuore; spesso vedevo mia madre piangere e, avendo un rapporto di dipendenza con lei, stavo molto male. Mio padre era meno a casa a causa del lavoro e così il tempo insieme era poco. Ho iniziato a sentirmi persa, senza un punto di riferimento; mi attaccavo a tante persone ricevendo solo delusioni, senza mai riempire quel vuoto che sentivo. Cercavo qualcuno che mi amasse fino in fondo e quel qualcuno sembrava non esistere. Anche il mondo mi rattristava, e la violenza e la negatività che vedevo in televisione mi hanno fatto nascere tante paure e dubbi. Ho iniziato a chiedermi se Dio esistesse veramente. È stato il momento peggiore: dubitando di Dio tutto ha perso il suo senso, sono caduta in un baratro senza fine. Un’infinità di volte ho cercato di togliermi la vita e un’infinità di volte Dio mi ha salvato, portandomi fin qui in Comunità! Tra gli episodi più belli ricordo il primo incontro, prima di entrare, con Madre Elvira. Io ero arrabbiata - braccia conserte, piercing e maglietta con su scritto: “Regole zero!” - e lei mi è corsa incontro come al figliol prodigo, mi ha abbracciato e mi ha detto: «Gioia, lascia tutto e vieni qui!». Le ho detto di no, ma Madre Elvira ha detto a mia mamma che sarei entrata e così è stato. Dopo un anno la Madonna mi ha ripreso tramite altre strade e, se Lei vuole, così sia! Al primo colloquio ho trovato una ragazza che mi ha sorriso e abbracciato, e pensai: «Ma che vuole? Neanche mi conosce!». Cercavo sempre la “fregatura” dietro quei volti luminosi e dietro l’interesse che avevano per me. Poi, finalmente, ho rischiato la domanda: «E se fosse tutto vero?». Oggi posso testimoniare con verità che se sono ancora qui è perché Dio esiste! Non è stato facile perché dovevo imparare a vivere, a dormire, a mangiare con equilibrio... dovevo re-imparare a vivere, ma tutto è stato possibile perché ho ritrovato Dio come Padre e Maria come madre: ecco i miei punti di riferimento! Oggi vivo in una piccola fraternità e anch’io, come la ragazza che mi ha accolto, ho la fortuna di accogliere e amare altre ragazze che mi aiutano a sentirmi più materna e più buona. Lavoro in cucina, imparando a impastare a mano come le donne di una volta; poi insieme a una sorella animiamo la preghiera con flauto e chitarra, per la gioia dei paesani che vengono alla Santa Messa. Vivo cose semplici ma belle e oggi sento la gioia di questa vita, senza più il bisogno di trovare qualcosa di “trasgressivo” contro la noia, anche per il fatto che vivere in Comunità è certamente la cosa più trasgressiva che abbia mai fatto. Ringrazio i nostri sacerdoti e le sorelle che mi hanno accolto e amato, sostenendomi sempre nel cammino; ringrazio i miei genitori per la fedeltà che hanno verso il cammino comunitario; ringrazio soprattutto la Madonna che con tanta tenerezza mi ha preso per mano, sorpassando con il suo amore silenzioso tutti i dottori che per anni hanno cercato una soluzione per me senza trovarla: un grazie anche a loro che ci hanno provato e non l’hanno trovata, perché se no non sarei qui.

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