Nella puntata del 28 gennaio a “La vita in diritta”, ho visto l’intervista
a Sara Capatti, una ragazza originaria di Calusco d’Adda (provincia di Bergamo).
Sara faceva la parrucchiera, ma ha dovuto lasciare il lavoro a causa della M.C.S.,
malattia genetica da cui è affetta, invalidante al 100%. Attualmente vive in montagna
a San Candido (provincia di Bolzano), dove l’aria più pulita le consente di avere
una migliore qualità di vita. Sono rimasta molto colpita dalla sua forza e da quello
che ha detto riguardo la malattia: la vive come un’opportunità per aiutare gli altri.
Ho rintracciato Sara, e lei ha gentilmente acconsentito a rispondere a qualche domanda
e ad inviarmi le sue foto.
Sara, che cos'è
la M.C.S., Sensibilità Chimica Multipla, patologia di cui sei affetta?
La M.C.S. è una sindrome immuno-tossica
infiammatoria irreversibile e incurabile, invalidante al 100%.
Questa patologia rende allergico a tutto ciò che è chimico, anche
a sostanze volatili, rendendo la vita impossibile non solo a chi ne soffre ma
anche a chi gli sta vicino, in quanto si può sopravvivere solo in un ambiente
privo di tutto ciò che può far male.
Quello che la sindrome mi provoca sono forti dolori muscolari,
allergie multiple anche al semplice contatto di cibi e oggetti o per
l’inalazione di alcune sostanze che frequentemente sono nell’aria, con
conseguenze anche gravi, fino allo shock anafilattico (negli ultimi anni ne ho
subiti otto), asma, gastrite, colite, reflusso, infiammazioni gravi delle vie
respiratorie, insonnia, stanchezza cronica, infiammazione dei linfonodi,
collassi e tanti altri piccoli e grandi problemi.
Riesco a indossare solo abiti di cotone (anche d'inverno), tollero
pochi cibi e di origine esclusivamente biologica, non posso prendere farmaci
(neanche nelle situazioni più estreme), non posso lavarmi con nessun sapone.
La malattia è stata uno spartiacque
nella tua vita. Cosa rimpiangi del prima e a cosa non rinunceresti mai della
tua attuale condizione?
La
malattia ha completamente cambiato la mia vita.
Quello che
rimpiango veramente è l'indipendenza, il poter lavorare e quindi mantenermi. Mi
pesa il dover sempre dipendere da chi mi circonda anche per le cose più
semplici come lavarmi un piatto o fare la spesa, il dover stare attenta a tutto
quello che faccio. Anche quando mi presento a qualcuno non posso stringergli la
mano senza avere i guanti perché non so cosa ha toccato, se ha profumi o creme.
Prima di conoscere Marco, il mio ragazzo, mi mancava il contatto umano, gli
abbracci e il poter toccare una persona con serenità. Mi manca il viaggiare.
Sono arrivata a non poter soddisfare né fame né sete perché il mio
corpo non accettava niente. Ho vissuto per tre anni chiusa in una stanza con un
depuratore d'aria senza mai poter aprire una finestra perché l'aria esterna mi
faceva stare male, e in caso di necessità dovevo chiedere di accompagnarmi in
bagno perché le gambe non mi reggevano.
Ho
capito però che niente è veramente indispensabile come le persone alle quali
siamo legati da un profondo e sincero affetto, quelle restano sempre nel cuore
anche se il destino ce le porta via.
Ora
non dò più niente per scontato: neanche l'aria che respiro.
Prendo
quello che la vita mi dà e lo considero un dono.
Nell'intervista
a "La vita in diretta" hai detto di vivere la tua malattia come
un'opportunità per aiutare gli altri. Quest'affermazione mi ha colpita molto.
La vuoi commentare?
Considero
questa malattia un’opportunità per ricominciare tutto da capo, in modo diverso ma
non per questo peggiore, anzi diciamo che questa patologia mi porta verso una
vita più sana.
Mi
dà la possibilità di prestare più attenzione al mondo che mi circonda, di dare
più valore alla vita, apprezzando anche le piccole cose che in apparenza sembrano
normali.
Mi
dà l'opportunità di essere d'aiuto alle persone che non hanno avuto, come me,
la fortuna di essere circondate da chi le ama e le aiuta.
Cerco
di essere utile agli altri facendo conoscere la malattia, mettendo a
disposizione la mia esperienza, sperando che quello che è stato d'aiuto a me
possa esserlo anche per loro.
È
importante essere solidali l'uno con l'altro, aiutarsi a vicenda, ne
guadagneremmo tutti, bisogna imparare a riscoprire i vecchi valori, la
famiglia, il rispetto per il prossimo, gli animali, il mondo e tutto ciò che ci
circonda.
Non siamo mai
veramente soli.
Tu e la tua amica Patrizia Piolatto avete creato un blog http://www.sara-pat.blogspot.it il cui scopo è quello di far conoscere la M.C.S. Vuoi parlarcene?
L’M.C.S.
ha cominciato a manifestarsi in modo pesante nella mia vita da quando avevo 21
anni.
Avevo
continui problemi, allergie a molte sostanze (compresi farmaci, creme, shampoo,
detergenti), infiammazioni muscolari, parestesie, dolori, stanchezza e molto
altro.
Giravo
come una trottola da un medico all'altro senza che mai nessuno riuscisse a
collegare i sintomi e a dare un nome alla malattia che avevo.
Bastava anche
che un solo medico mi diagnosticasse l’M.C.S. e avrei cambiato il mio modo di
vivere molto prima, senza arrivare agli estremi a cui sono arrivata. Avrei
cambiato lavoro (ero parrucchiera), mangiato quasi tutto biologico e seguito
abitudini più sane per continuare ad avere una vita normale. Invece quel medico
non l’ho incontrato…
Ecco
perché il mio scopo è quello di far conoscere la Sensibilità Multipla Chimica,
vorrei che nessuno si trovasse più in una situazione come la mia, ma che la
malattia fosse diagnosticata in tempo.
Tu e Patrizia
state anche scrivendo un libro. Si tratta della tua biografia?
Si è un’autobiografia.
Nella vita di ogni persona capitano delle grandi e piccole
tragedie che vanno a modificare il corso della vita. Non bisogna scoraggiarsi o
arrendersi.
Bisogna comunque trovare il coraggio di reagire e andare avanti.
Molti pensano che ho sempre avuto tutto dalla vita, perché sono sempre
estremamente positiva, la realtà è che cerco il lato positivo anche nelle
situazioni più negative, ci sono stati momenti durissimi che solo il tempo è
riuscito a sistemare ma cerco comunque di non lasciarmi scoraggiare.
Questo libro oltre che avere lo scopo d far conoscere la patologia
e le molteplici difficoltà che questa malattia provoca, vuole anche essere un
messaggio positivo.
Mio padre mi ha insegnato che finché c'è vita c'è speranza .
Federica Tarquini
Federica Tarquini
su GOOGLE + ANTONELLA RUSSO h 16.48 ha commentato
RispondiElimina"bella testimonianza, grazie Maria Laura, buon pomeriggio!"