In questi giorni mi
trovo spesso a pensare al valore della debolezza, al suo senso e profondo
valore, in una società che certo non solo non la riconosce, ma tende anche a
schiacciarla, ad eliminarla.
Scrivo e sto facendo
particolarmente fatica, cerco di anticiparmi per dare continuità al blog,
eppure se dovessi ascoltare il mio corpo rimarrei solo a letto, faccio fatica a
lasciarlo e non riesco ad uscire di casa da mesi, tranne che per la messa
domenicale, e mi sento talmente vulnerabile da elemosinare amore verso chi ha
il cuore completamente chiuso per me e che mi fa accontentare di un abbraccio
dato anche solo col pensiero e di cui non puoi certo percepire il calore e
l’amore che lo muove: più che valorizzarla, sono portata a detestare questa mia
debolezza fisica che si trascina appresso quella psicologica, e viceversa!
Il corpo che non
risponde più ai tuoi comandi ed ai tuoi voleri, ma che ti costringe ad
assecondare i suoi, a riconoscerlo, a prendertene cura, ad andare più lenta di
una lumaca ed a chiedere a tua madre settantenne, che ti tiene sottobraccio (il
suo! Ma non dovrebbe essere il contrario???), di rallentare il passo perché non
lo tieni (vabbè mettici pure che tua madre ha fatto molto sport e tu no ed hai
la tempra muscolare di una mozzarella!), per poi renderti conto che ci superano
tutti, pure le vecchiette (però sono arzille, dai!), a respirare con affanno
per piccoli sforzi ed a non sostenerti dritta, insomma non c’è proprio nulla di
bello nella debolezza, proprio no!
Rifletto, ma chi lo ha
detto che il corpo deve essere sempre al top della forma per avere valore? Che
si debba sempre andare a 100 km/h per avere una vita degna di questo nome? Che
conta il fare, il molto fare, soltanto il fare, più dell’essere? Essere
propriamente se stessi, proprio così come si è, anche fragili, emotivamente
ipersensibili, a volte un po’ bambine, a volte un po’ giocherellone, a volte,
anzi spesso, con testa e piedi tra le nuvole, a volte così profonde che devi
immergerti col sottomarino per trovarti e che giochi a mamma e figlia con la
gatta… e chi lo ha detto che devi sempre essere quello che “non deve chiedere
mai”, più ermetico di una cassaforte, con un ventaglio di maschere, una per
ogni occasione, e mai te stesso per contare? Chi ha deciso che debolezza è
sinonimo di brutto, pesante, noioso, ostacolo e la vera forza è assenza di
debolezza?
Risuonano con forza le parole di s.
Paolo, bellissime, a rispondermi e, scusatemi,
ma do più credito alle parole della Sacra Scrittura rispetto alle tante
chiacchiere e convinzioni di questa società. S. Paolo chiese al Signore di
toglierli quella “spina nella carne”
che lo tortura e lo scrive nella seconda lettera ai Corinzi al capitolo12: <
A causa di questo per tre volte ho
pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: “Ti basta la
mia grazia; la forza si manifesta pienamente nella debolezza”. Mi vanterò
quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di
Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle
difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.
> (12, 8-10).
Sia le parole del Signore sia quelle
di Paolo capovolgono interamente la situazione e lo sguardo che noi diamo alla
debolezza, alla malattia, alla disabilità, alla nostra umana fragilità. Dentro
tutto questo si nasconde un grande tesoro: la grazia del Signore. Ho compreso e imparato molto mettendo in
pratica la Parola del Signore, anche che questo va fatto ogni istante, infatti
è facile ricadere nella mentalità in cui viviamo e vivere la malattia e la
fragilità come fallimento e che davvero non conti nulla se non produci, se non
sei utile per questa società.
Smettendo di correre, per
costrizione e non per scelta, ho imparato la bellezza dei particolari, del
paesaggio, dell’assaporare ogni piccolo passo, dell’attenzione alle cose che
contano davvero, alle persone, se corri non ti accorgi di nulla e le cose che
incontri sono come macchie di contorno, come quando guardi dal finestrino di un
treno che corre, se vai piano ti rendi conto che non tutti corrono, che alcuni
camminano con il bastone, altri sono in carrozzina e accompagnati da un
badante, altri spingono una carrozzina con adorabili visini che spuntano e si
guardano attorno curiosi e vispi (o sorridono o mordicchiano un gioco o giocano
col ciuccio o ancora schiacciano un pisolino, che vario e splendido il mondo a
misura di bambino!), che uomini in pensione parlano o leggono il giornale
sorseggiando un caffè, che donne anziane vanno col carrello a fare la spesa,
ecc… il mondo non è solo di chi corre! Il mio sguardo si è aperto, il mio
ascolto si è approfondito e fatto più attento e personale (e non riguarda più
solo la mia professione o i convegni o i corsi, tutte cose belle e utili, ma se
non impari a guardare ed ascoltare davvero e tutto non le metti a frutto bene),
la paura di incontrare l’altro si è affievolita come pure quella di mostrarmi
per come sono, non sempre al top, anche se sul mostrarmi ho avuto una grazia
dal Signore!
Quando il mio corpo ha cominciato a
cambiare per la malattia e ciò si evidenziava sul mio viso e le persone
continuavano a sottolineare il mio pallore, gonfiore, la perdita di tonicità,
le occhiaie o borse gonfie, alla fine mi è uscito spontaneo pregare < Signore, va bene tutto, ma una cosa, non
mostrare all’esterno ciò che accade all’interno, non mostrare fuori i segni e
sintomi della malattia, che rimangano tra me e Te! >. Lo sapete, mi ha
ascoltato ed esaudito, ora le persone dicono l’esatto contrario e chi non mi
conosce, non pensa che ho una malattia e mi sento dire che sembro bella e fresca come un fiore (secondo me concorre anche un
abbassamento della vista, però lo credo con gioia e gratitudine!).
Il mio intento non è banalizzare la
malattia, la debolezza, i sintomi e segni fisici di un cambiamento spesso irreversibile,
voglio solo dire che ha un valore immenso, cerco di spiegarmi meglio. Se avessi
ottima salute fisica e mezzi, credo che prenderei il volo da questa città e
questo paese, inseguendo sogni, o fantasie, in realtà per pura fuga, comunque
mi appoggerei esclusivamente su me stessa, senza chiedere aiuto a nessuno,
chiudendo pure io forse il cuore ad ogni minima ferita mentendo a me stessa
sull’effettivo bisogno degli altri, cercando di realizzare non so quanti
obiettivi, e il mio ultimo pensiero probabilmente sarebbe per Dio, un cuore
chiuso e pieno di se, convinto di essere forte, non ha tempo per nessuno e non
lascia spazio nemmeno al Signore della vita, finchè, paradosso dei paradossi,
contro la propria debolezza ci sbatte comunque contro.
Nella malattia ho dovuto affidarmi
per forza e quelle resistenze, non tutte purtroppo, che frapponevo tra me e Dio
sono venute giù, nella mia fragilità ho scoperto il tesoro grande della
presenza e della grazia del Signore, che opera
tutto in tutti (1 Cor 12,6). Ora lascio che sia ancora la Parola a parlarci
attraverso alcuni passi: < Allo stesso
modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti
come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili
>(Rm 8,26); < Infatti ciò che è
stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più
forte degli uomini > (1 Cor 1,25); < Infatti egli fu crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza
di Dio. E anche noi siamo deboli in lui, ma vivremo con lui per la potenza di Dio
a nostro vantaggio > (2 Cor 13,4); < Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza
e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza > (Eb 5,2).
Spero un giorno di non disprezzare più
la mia debolezza e fragilità, ma di ripetere anche io con s. Paolo perciò mi compiaccio nelle mie debolezze,
negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte
per Cristo: infatti quando sono debole,
è allora che sono forte. Nella preghiera costante, nella Sacra Scrittura
e nei Sacramenti solo il Signore può donare a me ed a tutti noi questa grazia, perché
tutto è grazia e dono Suo. Benedetta sia la nostra debolezza dunque, perché ci fa
rendere conto di chi siamo ed affidarci sempre più nelle sapienti e misericordiose
Mani di Dio.
Alle h 01.02 LUNA DORATA ha commentato: Mi hanno molto colpita le tue parole. Credo siano proprio nella nostra fragilità e nelle nostre debolezze le radici della dignità e della forza che ci consentono di affrontare situazioni, se ho ben capito, drammatiche come la tua. Il tuo messaggio è un grande incoraggiamento a non arrendersi ma soprattutto ad essere sempre e comunque noi stessi. È un concetto semplice nella sua complessità, ma purtroppo oggi la società in cui affoghiamo non sa più riconoscere la bellezza della semplicità e della fragilità dell'animo umano. So di non aver saputo spiegare appieno il mio pensiero un po'addormentato, ti auguro di cuore una serena notte.
RispondiEliminagrazie di cuore, ho compreso bene e condivido. La mia è una situazione difficile, drammatiche sono altre, come quelle in Siria e Ucraina, però di cuore grazie della tua condivisione e per le tue parole. Serena notte
EliminaCiao e buonanotte Maria Laura. La debolezza esiste, e sì che esiste, anche essendo "uomo", parola che voglio estendere anche al genere femminile, perché molte volte si dice che il sesso forte sia quello maschile; dipende dai punti di vista... Togliendo la premessa volevo solo appntare delle cose per darti forza nella tua malattia, che non so nemmeno quale sia, ma so cosa significa vivere il peso della malattia di una qualsiasi persona che possa essere vicina. Quando parli di Cristo che per la sua debolezza é morto posso solo aprire una parentesi, lui poteva cedere, secondo le scritture, alla debolezza umana di fuggire la morte, ed essere salvo in vita come uomo grazie alle tentazioni del demonio, ma lui accettò il suo destino e morì in croce per salvare dal peccato il genere umano, ora osservando il genere umano potrei dire che stolto che fù, ma queste sono mie sciocche considerazioni personali. Quello che posso dirti io é di non arrenderti alla malattia, anche quando sembra che lei abbia potuto avere il sopravvento su di te... Posso raccontarti di quello che ho visto di una persona a me molto cara, mia nonna, che anche con una cura palliativa che doveva portarla alla morte in circa un anno, é riuscita a sconfiggere il male che portava dentro e che ha sconfitto per ben tre volte... Non posso dirti chi o cosa le abbia potuto dare forza per riuscire a superare tutto quello che ha passato, ma so che lei ce l'ha fatta. Lei ha avuto forza, lei ha trovato la k forza anche nella fede, purtroppo io sono troppo scettico, e tu fai bene a trovae forza nel nostro Signore, perché se dobbiamo credere alla scrittura lui é con noi n ogni momento e credo che anche in questo momento lui é con te, ma la vera forza devi trovarla in te stessa. Noi possiamo farcela se non ci abbattiamo... Ti parlo da uno che non ha nessuna malattia ma ancora non trova la forza in se stesso e ha provato anche a trovarla nell'Altissimo, ma come dicevo sono troppo scettico... Spero che riuscirai a passare qualsiasi male tu possa avere... Buonanotte!! Uno smile per cercare di darti forza quando anche forza non ne se ne ha... :)
RispondiEliminaGrazie Andrea per la tua riflessione e feedback, posso dirti che la fede non è un merito mio o di chiunque, ma un dono, chiedilo e non rimarrai deluso... spero continuerai a seguire il blog, un saluto
EliminaCiao Maria Laura,
RispondiEliminasono certa che hai le forze e la fede necessaria per andare avanti e farti sostenere anche dalla tua mamma che ti accudirà sempre con tutto il suo Amore :)
Ma non perdere mai la speranza, sii forte e coraggiosa come in questo tuo scritto, un abbraccio :)