Il diritto dei bambini ad avere una famiglia


La video testimonianza di domenica ha introdotto il tema che voglio iniziare a trattare oggi, quello delicatissimo dell’adozione diretta, dell’adozione a distanza e dell’affido. E’ recente la notizia che si sono sbloccate le adozioni internazionali con il Congo, per cui tanti piccoli hanno potuto raggiungere e riabbracciare le loro nuove famiglie italiane, commoventi i momenti di queste riunioni dopo un tempo lungo e doloroso di attesa che, però, non ha sminuito il desiderio e la speranza di essere famiglia, anzi lo ha rafforzato e, nonostante il dolore, le lacrime e i timori provati in questo tempo, ho ascoltato ripetere la stessa frase < è stata dura, ma rifarei tutto >, che dimostra il desiderio autentico e profondo di famiglia.

Mentre è stato dato il via libera alle fecondazioni eterologhe, da donatore/donatrice esterno alla coppia, e si parla, cercando di farla passare per una cosa positiva, di utero in affitto, vorrei invece parlare di altre strade che, credo, si rivolgano principalmente al bene ed alla felicità dei bambini orfani o in stato di bisogno, infatti il centro della questione sono proprio i bambini, che hanno bisogno di un papà e di una mamma, e non di un uomo e una donna, o altra figura, che vuole dei bambini.

Ho scelto la video testimonianza di domenica proprio perché esprime questa verità che non tutti centrano parlando di maternità e paternità: i figli non sono un diritto, ma un dono di Dio, ma loro si hanno diritto ad avere una famiglia, una mamma e un papà, che si prenda cura di loro e li accompagni ed educhi nel percorso di crescita, riempiendo la loro vita non tanto di giochi, oggetti o superficialità, ma di amore, tanto amore e cure amorevoli.



Io non sono madre, ma so cosa significa il desiderio di essere madre, per questo comprendo chi desidera avere dei figli, ma credo anche in quello che ho affermato prima: i figli non sono un diritto, un desiderio da realizzare ad ogni costo, ma un dono, e come tale non a tutti viene fatto, il perché non lo so, Dio ha le sue ragioni ed anche se, sul momento non le comprendiamo, certamente ha ragione Lui, ma vorrei anche dire che credo che lo stesso desiderio di maternità e paternità sono un dono di Dio, bisogna solo comprendere come Egli ci chiama a realizzarlo, visto che non è assolutamente un Dio cinico e quello che Lui vuole è la nostra felicità e una vita piena.

Vorrei fare un esempio dicendo che ho incontrato diverse suore di clausura, quelle che, secondo il pensiero comune, dovrebbero avere una vita sprecata, vuota, infelice e all’ultimo stadio di realizzazione per una donna, invece le ho viste felici, pienamente donne e madri, con vite feconde e gioiose, e le ho incontrate in un momento di vita critico per me, dove mi hanno avvolto e sostenuto con un amore materno così tenero e rispettoso, facendomi percepire nettamente, senza tante parole, ma nei fatti concreti, la fecondità del loro amore materno e del loro essere donne, pur senza aver generato fisicamente, e questo non lo è e non era vissuto da loro come un limite, al contrario la loro vocazione è un modo per amare totalmente tutti e con la loro preghiera il mondo intero, spesso ho sentito giustamente definire i conventi di clausura i polmoni della Chiesa, e senza i polmoni il corpo umano non vive, e questo mi rimanda al passaggio della lettera di San Paolo ai Romani, che forse risponde anche alla domanda del perché a non tutti vengono fatti gli stessi doni  < Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi… > (Rm 12, 3-6).

Se ci riflettiamo bene, la nostra vera sofferenza non viene da un desiderio autentico non realizzato, ma dalla frustrazione per volerlo realizzare a modo nostro, come pensiamo noi, che abbiamo una visione ristretta delle cose, non necessariamente perché stupidi o ottusi, ma proprio perché le possiamo valutare esclusivamente dal nostro punto di vista ed essendo in miliardi, capite che è una visione decisamente troppo limitata ed egocentrica, quindi castrante anche per noi, se invece ci fidiamo di Colui che ha la visione d’insieme di tutta la realtà e che conosce cosa veramente ci rende felici sicuramente meglio di noi, allora credo soffriremmo molto meno, ma siamo abbastanza testardi e orgogliosi, io tanto per fare un esempio mi abbandono solo dopo averle tentate tutte ed essermi sfinita a forza di sbattere contro muri invalicabili ed essermi fatta molto male!!

Facciamo spazio in noi e nella nostra vita al Signore e Datore della vita e impariamo a fidarci veramente di Lui, chiedendo la grazia di comprendere la Sua volontà di bene per noi.

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