"Casa Famiglia Rosetta"


Sulle pagine di "A Sua immagine" n°87-6 settembre 2014 ho scoperto questa stupenda realtà che ora vi presento. L'Associazione "Casa Famiglia Rosetta" è nata 33 anni fa a Caltanissetta per ispirazione del suo fondatore, don Vincenzo Sorce, per rispondere al richiamo di un giovane malato, Nino, affetto da sclerosi multipla, che, senza mezzi termini, al ritorno da un viaggio a Lourdes dove lo aveva mandato, gli chiede 
< Alla Vergine non ho chiesto nulla. A te chiedo di occuparti di me e degli altri malati >.
Don Vincenzo rimane colpito ed all'inizio pensa di riunire una volta a settimana i malati per fornire ascolto e sostegno, ma comprende subito che non basta, la malattia, specie quella cronica, a lungo termine, o degenerativa, senza un adeguato supporto, può devastare non solo il malato ma anche la famiglia, e due vicende lo segnano profondamente: Graziella, in carrozzina da 30 anni per poliartrite deformante, di cui nessuno si prende cura e una mamma malata di sclerosi multipla cui le figlie, per la disperazione, gridano di odiarla perché con la sua malattia ha rovinato la loro vita. Don Vincenzo comprende che deve fare qualcosa, così, senza avere la minima esperienza in tal senso, nel 1981 nasce la Casa Famiglia Rosetta, dal nome di una giovane mamma di tre bimbi morta a 36 anni per dermosclerosi, cui partecipano volontari e professionisti e che vede come prima ospite proprio Graziella, la quale chiede subito di poter prendere la licenza media e di tornare a camminare, entrambi i desideri realizzati.

Da quel lontano inizio sono trascorsi 33 anni ed ora l'Associazione conta ben 40 centri e si rivolge a tutte le situazioni di disagio sociale ed emarginazione: persone con disabilità, tossicodipendenti, minori a rischio, donne in difficoltà, malati, persone sieropositive, immigrati e, dal 2004, ha istituito il servizio di prevenzione e cura delle ludopatie, l'ultima emergenza sociale dei nostri tempi, che ha visto un'intensificazione proprio durante la crisi economica. 

Mi hanno colpito due espressioni di don Vincenzo nell'articolo di A Sua immagine riguardanti la prima l'approccio che definisce globale al disagio in tutte le sue forme, con la consapevolezza che non può esserci carità senza professionalità, molto saggio e vero, l'altra sul modo di agire di Dio, che riporto alla fine, ma tutta questa associazione mi ha colpito perché poteva restare una realtà dedicata ai malati, come aveva chiesto Nino a don Vincenzo, invece si è aperta a raggiera verso tutte le realtà di bisogno sociale, rimanendo sensibile e attenta a cogliere i vari bisogni, quindi una realtà veramente incarnata nella storia e nella vita delle persone e questo fa davvero la differenza.

L'Associazione dà lavoro a 300 operatori professionali e, dal 1992, si è diffusa anche all'estero con centri in Brasile e Tanzania. Il più sorpreso di tutti è lo stesso don Vincenzo che definisce, in modo singolare, che queste sono le sorprese di un Dio ricco di buonumore che fa meraviglie con la nostra vita se sappiamo stare al suo gioco. Impariamo tutti a stare al gioco di Dio, chissà quante e quali meraviglie farà anche con noi!

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