La testimonianza di Audrey in favore della vita


Dal sito internazionale LifeNews.com ho letto la testimonianza di questa mamma e vorrei ora condividerla con voi, è una storia vera che viene dall'Irlanda.
Audrey era in dolce attesa del suo secondo figlio quando, intorno al terzo mese, scopre di avere un nodulo al collo, si rivolge al medico e si mette in lista di attesa per gli accertamenti del caso, intanto il tempo passa e la donna si accorge che non solo il nodulo è aumentato di volume, ma ce ne sono di nuovi sempre nella zona del collo. Gli accertamenti confermano i suoi timori e i sospetti dei medici e le viene diagnosticato un Linfoma di Hodgkin al quarto stadio con metastasi diffuse ai polmoni, al fegato ed alla milza. Una diagnosi terribile in un momento tanto delicato. 



La gravità della situazione impone di prendere subito delle decisioni importanti e, in questi casi, in Irlanda, come in altri paesi, i medici tendono a consigliare l'aborto per poter effettuare subito i trattamenti che, a detta di molti e comunque da valutare caso per caso, sono incompatibili con il portare avanti la gravidanza. 
In Irlanda la legge sull'aborto è stata approvata nel 2013 solo per i casi in cui la vita della donna è minacciata o in caso di suicidio, quindi Audrey poteva scegliere l'aborto "terapeutico", invece, supportata dall'équipe medica, prende un'altra decisione, dopo avere avuto conferma che non avrebbe creato danno al suo bambino ed aver affidato se stessa e il suo piccolo non ancora nato alla Vergine di Lourdes: accetta di sottoporsi alle cure proposte, quindi, intorno al sesto mese di gravidanza viene operata e dopo ha iniziato la chemioterapia, ben tre cicli, che, secondo recenti studi, ha dimostrato di non causare danni al feto, purché si intraprenda dopo il primo trimestre, quello più delicato in cui il bambino si forma totalmente (nei successivi 6 mesi avviene il completo sviluppo).

Sicuramente non è facile affrontare un intervento e il percorso di cura del cancro, ma lo è ancor più durante la gravidanza, comunque il finale della storia lo potete contemplare nella foto che ritrae Audrey (senza capelli per la chemio) con in braccio il suo piccolo Joseph, un bimbo splendido, alla cui nascita era perfettamente sano. 

Due aspetti mi hanno colpito della testimonianza di Audrey riguardo al sentirsi grata di vivere in un paese dove i medici hanno fatto di tutto per salvare sia lei sia il suo bimbo, anziché proporle di abortire, gravando ulteriormente sul peso di aver ricevuto una diagnosi di cancro metastatizzato, di avere paura di morire e di perdere il suo bambino, ma anche quando afferma che la legge sull'aborto in Irlanda per le gravidanze a rischio non solo non ha cambiato nulla, perché anche prima potevano essere curate senza interrompere la gravidanza, ma non è quello che serve, infatti Audrey afferma che abbiamo bisogno di eccellenza nella sanità non dell'aborto e concordo pienamente con lei e la sua storia dimostra che, forse, si aprono degli spiragli di speranza e che ci si deve impegnare e fare il massimo per difendere e tutelare la vita, sia delle mamme sia dei bambini, anziché scegliere per forza o l'una o l'altra, anche se, purtroppo, non sempre si riescono a salvare tutte e due.

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