La sottile linea rossa: cenni di bioetica e definizioni

(immagini presa dal web)

Il titolo può indurvi a pensare che in questo post voglia parlare dell'omonimo film di guerra, invece no, vorrei provare ad inoltrarmi con voi fino al confine invisibile che separa la vita dalla morte, confine entro cui si muove la scienza medica per curare e/o prendersi cura di persone malate o vittime di incidenti e/o traumi che mettono in serio rischio la sopravvivenza o che ne compromettono per sempre la salute.
Se una mano sapiente potesse tratteggiare la linea di demarcazione in cui ruotano scelte importanti che possono cambiare, in meglio o in peggio, la vita delle persone e la rendesse visibile in modo da operare veramente per il bene, forse non ci sarebbero tante discussioni e tante proposte di legge aberranti.

Quando si parla di scelte di inizio e fine vita si entra nel campo della bioetica, termine che deriva dal greco e che indica una riflessione sulla vita applicata alla scienza ed alla biomedicina, interrogandosi e cercando di dare indicazioni comuni rispetto a tutto quanto coinvolge la persona rispetto all'evoluzione ed al progresso della scienza e le grandi domande su cui ruota il suo interesse non sono piccole e leggere, ma pesanti come mattoni e sono, almeno per gli aspetti riguardanti la salute: 
  • INIZIO VITA
  • EMBRIONE UMANO
  • CLONAZIONE
  • EUTANASIA E SUICIDIO ASSISTITO
  • ACCANIMENTO TERAPEUTICO
  • CURE PALLIATIVE
  • ABORTO
  • FECONDAZIONE ASSISTITA
  • ABORTO
  • EUGENETICA
  • TRAPIANTI D'ORGANO
  • SPERIMENTAZIONE CLINICA
  • BIOTECNOLOGIE
  • INGEGNERIA GENETICA
  • MANIPOLAZIONE GENETICA
Anche se il termine bioetica fu usato per la prima volta nel 1970 dall'oncologo americano Van Rensselaer Potter nel suo saggio "Bioetica: un ponte verso il futuro", i primi interrogativi etici furono posti durante il processo di Norimberga nel 1949 quando vennero condannati i nazisti per aver eseguito esperimenti dolorosi su esseri umani senza il loro consenso e aver praticato eutanasie forzate verso esseri umani ritenuti da loro indegni, come disabili mentali e fisici.
Sulle tematiche sopra indicate si interrogano e dibattono filosofi, giuristi, psicologi, medici, teologi, sociologi per dare delle indicazioni di comportamento e rispondere alla domanda: che cosa è giusto fare e in che modo è lecito agire nell'esercizio della medicina? partendo dal presupposto che non tutto ciò che è tecnicamente realizzabile è moralmente accettabile (per approfondimenti visitate il sito http://www.portaledibioetica.it/). La bioetica si interroga a 360 gradi riguardo a tutto ciò che coinvolge e riguarda l'uomo: ambiente, comunicazione, diritto, educazione, relazioni affettive e riproduzione, ricerca, ecc.


Prima di entrare nel vivo della mia riflessione vorrei dare alcune definizioni per fare un pò di chiarezza e vorrei invitarvi a leggerle cercando di sospendere ogni giudizio ed ogni esperienza personale vissuta, lo so che è difficile, ma per poter scorgere un'altra via possibile e realizzabile serve un'apertura che il dolore vissuto renderebbe molto difficile.

EUTANASIA: azione (attiva) od omissione (passiva) che procura intenzionalmente la morte di una persona.
SUICIDIO ASSISTITO: fornire al malato i mezzi, farmacologici e non, per porre fine alla sua vita.
ACCANIMENTO TERAPEUTICO: attuare provvedimenti strumentali, farmacologici e assistenziali per prolungare artificialmente la vita, anche in assenza di qualsiasi speranza di sopravvivenza.
TESTAMENTO BIOLOGICO: significa decidere e formulare ora, quando si è in buona salute, come deve essere affrontata dal punto di vista medico una malattia incurabile, qualora si sia impossibilitati ad esprimere la propria volontà, indicando quali trattamenti si vogliono o non si vogliono ricevere.
CURE PALLIATIVE (vedi link Antea Associazione) - definizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità - : approccio che migliora la qualità di vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare le problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di un'identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica, psicofisica e spirituale. Le cure palliative:
  • affermano la vita e considerano la morte un evento naturale;
  • non accelerano né ritardano la morte per cui sono contrarie a qualsiasi forma di accanimento terapeutico ed a qualsiasi forma di eutanasia;
  • provvedono al sollievo dal dolore e dagli altri sintomi;
  • integrano gli aspetti psicologici, sociali e spirituali dell'assistenza;
  • offrono un sistema di supporto per aiutare la famiglia durante la malattia e durante il lutto.
Entrerò nel prossimo post sulla riflessione di fine vita, ma tenete a mente queste riflessioni.

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