XV Giornata Nazionale contro la sofferenza inutile della persona inguaribile



Riprendo il cammino con voi da dove lo avevo interrotto, dalle cure palliative e dalla Giornata Nazionale ad esse dedicate che si celebra l'11 novembre e lo faccio non solo per contribuire a diffondere la cultura delle cure palliative come unica, vera risposta alla sofferenza della malattia inguaribile, ma anche perché in occasione di questa giornata è stata attivata dalla Federazione Italiana Cure Palliative una raccolta firme (http://www.fedcp.org/federazione-cure-palliative/sottoscrivi-l-omogeneita-di-accesso-alle-cure.html) indirizzata al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin per rendere le cure palliative accessibili e gratuite a tutti i malati terminali e/o inguaribili, anche non oncologici, come coloro che sono affetti da SLA, perché ancora adesso si muore soffrendo ed è inconcepibile.


Purtroppo la cultura della morte e di coloro che spingono per rendere legale l'eutanasia e/o il suicidio assistito è molto forte, l'ultimo scontro è scaturito dopo la scelta di Brittany Maynard, giovane di 29 anni con diagnosi di cancro al cervello inguaribile di morire il 1 novembre 2014 con suicidio assistito e di rendere pubblica la sua storia per sostenere e diffondere la sua scelta in tutti gli USA, infatti lei ha dovuto andare in Oregon dalla California perché questo ultimo stato non prevede questa scelta. Brittany ha istituito un fondo per sostenere l'Associazione pro eutanasia che si intitola "Compassion and Choices" a diffondere quella che loro, e lei, definiscono morire con dignità, come se l'unica alternativa è vivere morendo con dolore e senza dignità, cosa assolutamente falsa, ma sostenuta da molti, anche per le dolorose esperienze personali che hanno fatto loro credere questo, assistendo parenti e/o amici che sono morti male, soffrendo, con le lacrime agli occhi, in modo terribile, perché i medici non hanno saputo, ma questo è un loro fallimento, offrire le cure migliori fino alla fine.

Ho appreso la storia di Brittany settimane prima che lei mettesse in atto la sua scelta e mi ha sconvolto come questa bellissima e giovane ragazza, piena di vita, solare, amante degli animali come me, volontaria animalista, abbia ritenuto che per lei non vi fosse altra scelta disponibile che il suicidio assistito e/o l'eutanasia, come unica possibilità per morire con dignità. Io non la giudico, la rispetto come persona anche se non condivido la sua scelta, mi fa solo soffrire, ed ho pregato tanto che alla fine scegliesse di vivere, fino in fondo, fino a quell'ultimo naturale respiro, il tempo che le restava da vivere, invece lei è morta come aveva deciso il 1 novembre.



Io credo che il suicidio assistito e l'eutanasia sono tentativi disperati di controllare l'incontrollabile, non potendo controllare la malattia e sentendo che questa prende pian piano il sopravvento, allora si sceglie di "controllare" la morte decidendo quando e come morire, ma il risultato è solo di farsi rubare anche quel preziosissimo tempo che resta per amare, per ridere, per stare con le persone care, un tempo unico, che è possibile vivere con dignità e senza dolore perché le "armi" per renderlo possibile ci sono tutte, basta solo saperle usare, ed io posso testimoniare che in 5 anni come infermiera palliativista, in cui ho visto morire tante persone, questo è non solo possibile, ma da pretendere da nord a sud, da est a ovest, fatto da personale esperto e formato in cure palliative, ecco il senso di questa petizione che vi invito a firmare, perché le cure palliative sono la risposta, sono l'alternativa vera alla sofferenza di tante persone con diagnosi di malattia inguaribile.
Vorrei invitarvi a leggere la lettera che un seminarista americano di 30 anni, con un cancro al cervello, ha scritto a Brittany (link), che aiuta a comprendere che, in senso cristiano, la sofferenza ha un valore, cosa che viene spesso fraintesa da moltissime persone (anche a giudicare dai commenti che ho letto alla morte di Brittany) che credono che il dolore per i cristiani non deve essere lenito, cosa completamente errata, ricordo ad un convegno sul trapianto d'organo di molti anni fa, un vescovo che esprimeva con forza questo concetto partendo dall'espressione latina che si comprende chiaramente divinum lenire dolore, ovvero il fatto che spiritualmente noi cristiani diamo valore e senso alla sofferenza, non significa che ce la procuriamo o la cerchiamo o che non vada curata quando è presente, al contrario, va usato ogni mezzo lecito per non far soffrire i malati, specie in fase inguaribile, ma quella sofferenza (intesa anche spiritualmente, il dolore fisico si può togliere, ciò che comporta a livello spirituale, sociale, ... la malattia e la morte non c'è farmaco che può toglierli) ha importanza ed ha valore, il nostro punto di riferimento è Cristo, in Lui, con Lui e per Lui, possiamo affrontare il dolore e ogni sofferenza che incontriamo nella vita, ma il luogo comune che fede equivale a soffrire o a non curarsi è completamente falso.



Concludendo sapete perché è stato scelto l'11 novembre come giornata nazionale delle Cure Palliative? E' la festa di San Martino da Tours, che, secondo la tradizione, quando vide un mendicante seminudo patire il freddo durante un acquazzone gli donò metà del suo mantello (dal latino pallium), subito dopo il cielo si schiarì e il clima si fece più mite (da qui il nome estate di san Martino), proprio il mantello è il simbolo delle Cure Palliative, da qui la scelta della data. A presto cari amici...

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