Kenji Goto Jogo, testimone della fede cristiana e di altruismo


Anche se ho preferito non parlarne sul blog, ho seguito con apprensione la vicenda del rapimento dei due giapponesi da parte dei terroristi ed ho pregato sempre, come per tutte le persone che si trovano a vivere vicende dolorose e persecuzioni, non ho scritto nulla perché l'Isis trova fin troppo spazio nei media di tutto il mondo e provo dolore per le aberrazioni e l'orrore di cui questa gente si vanta con orgoglio, poi questo è un blog sulla speranza e vorrei che l'attualità e la cronaca non facessero mai irruzione, tuttavia, come avete potuto notare, non si può sempre tacere così come non si può e non ci si deve MAI abituare al male che ci circonda, bensì combatterlo, non con le armi, perché così si alimenta solo la catena di violenza, morte, distruzione, sangue e lacrime, ma con la preghiera, con il bene, scelto e condiviso ogni giorno, e coltivando la speranza anche nelle terre aride.
Dopo l'uccisione del primo ostaggio, Haruna Yukawa, ho sperato nel miracolo e dalle prime notizie sembrava fosse avvenuto, invece anche il giornalista free lance Kenji Goto è stato brutalmente assassinato e la cosa mi ha colpito al cuore, non conoscevo nulla di lui, ma il suo sguardo buono nelle foto mi ha coinvolto come se fosse stato mio fratello e non mi spiegavo il motivo, pensavo che era perché amo il Giappone fin da bambina, eppure ho reagito diversamente alle due uccisioni, la prima mi ha colpito e addolorato dal punto di vista umano, la morte di Kenji come se avessi perso una persona cara. La mia sensibilità è particolare e fa vibrare le corde della mia anima in modi e momenti che non comprendo razionalmente, a volte non è facile accogliere questo che è comunque un dono, tuttavia ho compreso il senso di quel dolore acuto quando ho appreso, leggendo l'articolo che è poi diventato la fonte di questo post su La Nuova Bussola Quotidiana, che Kenji era un cristiano, quindi davvero un fratello nella fede.


Dopo la sua morte, tra i vari messaggi di cordoglio e indignazione che ho letto su Twitter, uno ha colpito la mia attenzione perché invitava a ricordare Kenji per l'uomo e il professionista che era e non come l'ennesima vittima dell'Isis, un altro messaggio lo ricordava nella sua attenzione verso i bimbi siriani, come si vede nella foto sopra, ed è giusto, anche io voglio farlo con questo post: omaggiare l'uomo e ricordare chi è Kenji Goto Jogo. 
Kenji appartiene a quel gruppo di reporter inviati di guerra che rischiano ogni giorno la vita per documentare al mondo cosa accade alle popolazioni che subiscono la guerra, ad alcuni può non sembrare importante, ma l'attenzione delle tv e dei giornali di tutto il mondo porta alla luce realtà che resterebbero nell'ombra e nel disinteresse generale delle nazioni, come avviene purtroppo in molte zone della Terra, dove si continua a combattere, soffrire e morire e dove i dittatori o le forze militari hanno il potere e il controllo sulle persone, come in molti paesi africani e non solo, senza che le potenti nazioni europee, l'ONU e gli USA intervengano in difesa e portando aiuti, come fanno le ONG come Emergency e Medici senza frontiere. Quanto accade in Iraq, in Medio Oriente, in Afghanistan e in Siria è sotto gli occhi di tutti, anche se non sempre corrisponde un aiuto o un intervento diretto e la Siria è un esempio di questo, un'intera popolazione viene sterminata ogni giorno, tra cui migliaia di bambini, e il paese che sembra diventato la terra di nessuno, con i terroristi che avanzano e fanno ciò che vogliono, oppure la Nigeria con la setta di Boko Haram che continua a massacrare e rapire senza che venga fermata; il perché dei differenti modi di agire dell'ONU non lo conosco e non lo comprendo, tuttavia continuare a documentare quanto accade è fondamentale per dare una speranza a queste popolazioni, è come dire loro "non vi dimentichiamo", se crolla l'attenzione dei media crollano anche la verità e la speranza.
Non ho la presunzione di spiegare quanto sta accadendo in Siria, Iraq, Medio Oriente, Ucraina... sono situazioni troppo complesse di cui sono spettatrice come voi e di cui sicuramente sappiamo poco o nulla, pur con la presenza dei media, ma il ruolo dei reporter è fondamentale. Nell'articolo del 2 febbraio di Asia News (link) la moglie di Kenji, devastata dal dolore personale, ha usato parole significative per descrivere il senso del lavoro di suo marito < ...ma anche se la perdita personale non può essere spiegata, rimango estremamente orgogliosa del lavoro di mio marito. Ha voluto comunicare il dolore delle popolazioni di aree in conflitto come Iraq, Somalia e Siria, era una passione vera. Voleva sottolineare gli effetti della guerra sulle persone ordinarie, soprattutto guardarla attraverso gli occhi dei bambini. Voleva informarci sulle tragedie della guerra...>. Kenji Goto era in Siria per documentare la verità e far comprendere le conseguenze della guerra, ma era tornato in Siria per tentare di salvare un amico, consapevole di ciò che poteva rischiare, ed ha dato la sua vita per questo.

Secondo quanto riportato nell'articolo di Stefano Magni del 2 febbraio su La Nuova Bussola Quotidiana, Kenji è ritornato in Siria per salvare Haruna Yukawa, un uomo dalla storia molto triste e controversa, infatti fino a dieci anni fa era un imprenditore, ma la sua azienda fallì e tre anni più tardi tentò il suicidio con l'auto-castrazione, si tagliò i genitali, ma la moglie lo trovò e soccorse in tempo, tuttavia iniziò a credere di essere la reincarnazione di una nobildonna (Haruna è un nome femminile che si diede da solo) che vestiva abiti maschili e lavorava come spia per l'Impero Giapponese. Due anni fa perse la moglie e finì a vivere sulle panchine, finché prese tutti i suoi averi e senza un preciso obiettivo partì per la Siria per dare una svolta "elettrizzante" alla sua vita, qui Kenji, spinto da un'incredibile umanità e solidarietà, si mise sulle tracce del suo connazionale e lo ritrovò ostaggio di un gruppo di siriani, grazie alla sua esperienza ed ai suoi contatti riuscì a farlo liberare e cercò di dargli le basi per sopravvivere ed orientarsi nella terra in guerra dove Haruna era deciso a restare, affiliandosi pure ad un gruppo di ribelli, la scorsa estate Kenji lo fa anche lavorare come suo assistente ed entrano anche nel territorio iracheno, poi Kenji ritorna in patria mentre Haruna rimase in Siria.
La situazione precipita il 14 agosto quando il gruppo di ribelli siriani cui faceva parte Haruna viene sconfitto e lui fatto prigioniero, qui Kenji, uomo di solidi principi e di fede cristiana (abbracciata nel 1997, un anno dopo il suo primo reportage di guerra), sente che non può fare finta di nulla, non era uno sprovveduto, conosceva i rischi del territorio siriano e non avrebbe mai voluto correre rischi immotivati e di rischi ne aveva già corsi tanti nella sua professione, a maggio scorso in un'intervista aveva affermato < Ho visto luoghi orribili, ho rischiato la mia vita, ma io so che in ogni caso Dio mi salverà >. In Giappone non si pensava assolutamente di tentare il salvataggio di Haruna Yukawa, un uomo che aveva deciso spontaneamente di mettersi in una situazione pericolosa per motivi suoi, quindi se ne assumeva rischi e conseguenze, ma Kenji non la pensava allo stesso modo, decise di partire e spiega in un video le ragioni con parole ammirevoli che denotano lo spessore dell'uomo, oltre che del professionista, infatti, riporto le esatte parole dell'articolo - Pregava, prima di tutto, di non attribuire al popolo siriano ogni colpa per il rapimento e per l'eventuale omicidio di cittadini giapponesi. Goto ammetteva che la sua impresa fosse "abbastanza pericolosa" e si assumeva tutta la responsabilità personale per ciò che sarebbe potuto accadere, a lui e al suo strano amico. Vista la sua esperienza sul campo e i suoi numerosi contatti, il giornalista Goto pensava ancora di poter tornare vivo, nonostante i rischi -.
L'esito della sua missione di altruismo lo conosciamo tutti, ma non dimentichiamo le parole e la testimonianza umana e cristiana di Kenji Goto Jogo e preghiamo per lui, per Haruna e per le loro famiglie, non sono giapponese, ma sono fiera di Kenji e spero e prego che il Governo del Giappone non violi la sua costituzione e l'impegno per la pace ricorrendo alle armi, combattere il terrorismo si, aumentare le misure di sicurezza e collaborare con gli altri paesi si, ma le armi e la guerra non risolvono nulla e la memoria di quanto accaduto ad Hiroshima e Nagasaki e delle conseguenze che ancora si pagano lo testimoniano con forza e il lavoro di Kenji e degli altri reporter lo dimostrano ogni giorno. Grazie Kenji per il tuo coraggio ed altruismo.

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