Amare se stessi così come si è


Sembra la cosa più semplice e naturale di questo mondo, invece amare se stessi è una sfida quotidiana che non sempre riusciamo a vincere, anzi spesso basta guardarsi nello specchio per capire che ci amiamo poco o per nulla...
Il mondo, la società, i media esaltano e promuovono gli uomini e le donne perfette, con un fisico asciutto, tonico e attraente, senza la pur minima imperfezione, al punto che quando vengono paparazzati le foto vengono corrette per eliminare tutti i difetti, perché non vengono accettati, così come le debolezze, le malattie, anche la pubblicità si muove su questa linea, proponendo prodotti per togliere il dolore all'istante, per dimagrire in modo fast, che non funziona mai, per recuperare immediatamente quando ti senti astenico, una soluzione veloce per ogni problema, perché devi essere in forma perfetta, scattante, veloce, scaltro, in una parola produttivo e funzionale altrimenti sei out, fuori gioco.

Il problema è che la maggior parte di noi, se non tutti, eccetto forse i VIP, non è così: è fragile, debole, messo a dura prova dalla vita frenetica di ogni giorno e dalla fatica di mandare avanti la propria vita, la propria famiglia, nonostante la mancanza di sostegno e opportunità e oltre gli ostacoli che quotidianamente incontra a casa, al lavoro, in strada, poi alcuni di noi, non pochi in verità, sono malati o convivono con una disabilità, una patologia cronica e delle limitazioni che rendono il cammino ancora più arduo, tutto in salita e con sempre meno, quando ci sono, aiuti dallo Stato.

Tra i blog che seguo, ce n'è uno, La voce della verità (link), dove l'autore, Marco, riporta storie vere di malati, storie di lotte e fatiche quotidiane, storie di persone che non occupano i primi posti di questa società, ma che ne fanno parte e cercano in tutti i modi di far vedere che esistono, che ci sono, e che hanno dei diritti e dei bisogni che non vengono, il più delle volte, né riconosciuti né rispettati, e mi ha fatto nascere nel cuore una frase non siamo malati di serie B, si perché tra loro ci sono anche io, che convivo da anni con una duplice patologia non riconosciuta ma invalidante, non nel senso che mi costringe su una sedia a rotelle, ma influenza tutta la mia vita quotidiana, caratterizzata principalmente da due sintomi che non sono ben controllati dai farmaci: dolore e astenia, per cui anche uscire e fare il giro del palazzo per me è faticoso ed è un'impresa, figuriamoci uscire e lavorare ogni giorno, infatti, quando ho iniziato a peggiorare e ad assentarmi sempre più dal lavoro, nel 2011, sono stata licenziata e le mie condizioni attuali, decisamente peggiori rispetto a quell'anno, non mi consentono di accettare le proposte che mi arrivano come vincitrice di concorso pubblico né di cercare altra occupazione, perché non posso garantire una qualità essenziale alla base di ogni lavoro: la continuità della presenza.
Con il lavoro ho perso tante cose, ma la fede mi ha sostenuta e mi sostiene ancora per cui, tranne qualche momento di panico pensando al futuro essendo senza lavoro, senza guadagno e malata, sono abbastanza serena, tuttavia la malattia ha cambiato il mio corpo anche esteticamente parlando e quando mi guardo allo specchio tutta la fatica e il percorso che ho fatto per amare me stessa così come sono è messo davvero a dura prova. 

Per tutta la vita ho combattuto con il peso, visto che geneticamente sono tra quelle persone che prendono peso molto facilmente, anche se digiuni ed eviti tutti i cibi ipercalorici, e guardavo con una santa invidia quelle persone, alcune amiche mie, secche da morire e che mangiavano di tutto e molto più di me.
Una patologia endocrina nel 2000 ha fatto diventare la mia lotta per perdere quei 7-10 kg in più rispetto al mio peso un vero inferno, perché in pochi mesi dai 68-70 kg e dalla taglia 44 sono passata a 100 kg ed alla taglia 60, un vero shock!!! Altro che amore per me stessa, mi facevo letteralmente schifo, non potevo guardarmi allo specchio ed ero diventata cupa e depressa, già ero introversa di carattere, diventai un vero riccio, parlavo poco e solo se necessario e interagivo poco con gli altri, mentre lavoravo ero totalmente concentrata sui malati, a quel tempo lavoravo nelle cure palliative ed assistevo a domicilio e in hospice i malati in fase terminale di cancro, per cui davanti a loro ed alle loro famiglie non potevo mostrare il mio lato debole, mettevo su la maschera del va tutto bene ed ero assorbita dal mio ruolo e dalle mie responsabilità, per cui Maria Laura era all'ultimo posto, ma nei momenti di solitudine affiorava tutta la mia sofferenza e tristezza, accentuata dalle perdite numerose dei miei pazienti.
Nel 2003 una mia amica mi ha portato a seguire le catechesi dei Dieci Comandamenti, stavo malissimo e non capivo bene come questo percorso di un anno potesse aiutarmi, ma vedevo come aveva trasformato la vita della mia amica e mi sono convinta a farlo. 
Assistere e vivere quelle catechesi e tutti gli intensi momenti di quel cammino di un anno è stato una vera rivoluzione interiore, come un terremoto che ha fatto crollare la mia fede formale, le mie convinzioni e quella cupa depressione che mi aveva avvolto stretta al punto da soffocare la mia vita, la mia voglia di vivere, e, anche se pesavo sempre 100 kg e non si trovava una cura per la mia patologia, ho iniziato per la prima volta a sentirmi amata da Dio e ad amare me stessa, è difficile da spiegare a parole, ma è stato come se l'Amore che percepivo dal Signore verso di me mi avesse dato a mia volta la forza di amare me stessa così come ero, non per niente la chiave di tutto il cammino dei Dieci Comandamenti, quella Parola che mi aveva spinto a restare e che mi aveva condotto per tutto l'anno era Io ti amo così come sei, come quella bellissima preghiera Amami così come sei (link) che avevo letto anni prima e che mi era entrata nel cuore.
Il Signore mi ha poi messo sulla strada l'endocrinologo giusto che ha preso la situazione in mano e dato una terapia che non ha risolto la patologia, è cronica e ci convivo a fasi alterne ancora oggi, ma mi ha aiutato a ritornare ad un peso accettabile di 70 kg, che oggi non ho più sia per quella patologia sia per il sopraggiungere di altre condizioni cliniche, ma il punto focale in tutto questo mio parlare è che la cosa più importante è amare se stessi così come si è, se non ci amiamo noi per primi non sappiamo riconoscere ed accogliere l'amore degli altri e rischiamo di cercare persone che non ci amano e ci trattano male, ci usano e ci abbandonano continuamente, come altri hanno fatto e come noi facciamo ogni qualvolta non amiamo noi stessi; se non ci amiamo non sappiamo nemmeno donare amore agli altri, perché se non ci accogliamo, possediamo (nel senso di avere consapevolezza di chi siamo e di che valore abbiamo) non possiamo donarci agli altri o doniamo quello che non siamo, il nulla, le nostre maschere...
Nessuno di noi è perfetto, sia fisicamente sia psicologicamente, ma siamo unici e importanti, abbiamo un senso, non solo per quello che facciamo o possiamo fare di buono in questo mondo, ma perché esistiamo e non dobbiamo dimenticarlo, la nostra vita è un dono prezioso e non va sprecato, ma accolto, curato e condiviso e, anche se il nostro peso e le nostre misure non sono quelle che vorremmo o che gli altri vorrebbero, anche se non siamo produttivi, se siamo malati, non per questo il nostro valore scade o diminuisce, cerchiamo di amare noi stessi come siamo e, quando è molto difficile, chiediamo aiuto al Signore, perché anche l'amore per noi stessi è un Suo dono, e certo ci soccorrerà e consolerà, donandoci occhi nuovi per guardarci come ci guarda Lui, occhi che non si fermano all'apparenza delle cose e dei corpi, ma sanno andare oltre in profondità, chiediamo al Signore di donarci questi occhi, i suoi occhi.
Il comandamento dell'amore invita, dopo l'amore per Dio, ama il prossimo tuo come te stesso, l'amore per noi stessi è la misura dell'amore verso gli altri... riflettiamoci un pò su...

Commenti

  1. Grazie di cuore Maria Laura... Grazie per aver condiviso un pezzetto della tua vita. Una testimonianza da brividi. Grazie per la tua fede che aiuta la mia fede. Dio ti benedica. Ti abbraccio con affetto.

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    1. Grazie a te per le tue parole che mi rinfrancato in un tempo difficile... Ricambio l'abbraccio con il cuore

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