Bambini da custodire

(immagine presa dal web di proprietà di Osman Sagirli, fotografo turco)

Papa Francesco nelle udienze generali del mercoledì sta portando avanti una catechesi sulla famiglia e mercoledì 8 aprile (link) la sua riflessione si è incentrata sui bambini e sulle sofferenze che spesso si trovano a vivere parlando con chiarezza e fermezza sulle responsabilità che abbiamo tutti verso di loro e sulle giustificazioni che spesso ci diamo per non fare nulla per cambiare le situazioni drammatiche di cui veniamo a conoscenza.
Tanti, troppi, bambini sono derubati della loro infanzia, di una famiglia, di un'alimentazione adeguata, di poter accedere all'educazione scolastica, di crescere, giocare e persino della vita, sia prima di nascere sia dopo la nascita.
Le parole di Papa Francesco sono importanti e vanno accolte e messe in pratica perché i bambini sono doni di Dio da custodire e curare, il mio pensiero va dai bambini di tutto il mondo e particolarmente ai bambini della Siria e delle zone in guerra, tantissimi bambini sono stati uccisi in Siria e tanti altri dai terroristi, nemmeno i neonati sono stati risparmiati e mi ha turbato, sconvolto, vedere la foto della bimba siriana (che vedete come copertina del post) che ha scambiato il teleobiettivo della macchina fotografica di Osman Sagirli, fotografo turco che si trovava nel campo profughi di Atmeh, a 10 km dal confine turco, per un'arma ed ha istintivamente alzato le mani pensando che sarebbe stata uccisa, una foto emblematica di ciò che i bimbi stanno vivendo e conoscendo in Siria: terrore, morte, sangue, violenza... e mi sconvolge, inorridisce, che l'ONU, gli USA e l'Europa si limitano a guardare senza intervenire, senza fermare questo genocidio che si sta compiendo sotto gli occhi di tutti attraverso i mezzi moderni di telecomunicazione.

I bambini dovrebbero crescere amati e sicuri, essere liberi di giocare e sorridere, andare a scuola e imparare divertendosi, invece per molti bambini questo non accade, molti bambini conoscono solo l'inferno, la violenza, gli abusi, i soprusi, le torture, la fame, la strada, l'abbandono, il rifiuto...
Riporto alcune frasi della riflessione di Papa Francesco, ma vi consiglio di leggerla tutta < Tanti bambini fin dall'inizio sono rifiutati, abbandonati, derubati della loro infanzia e del loro futuro. Qualcuno osa dire, quasi per giustificarsi, che è stato un errore farli venire al mondo. Questo è vergognoso! Non scarichiamo sui bambini le nostre colpe, per favore! I bambini non sono mai un "errore"... Che ne facciamo delle solenni dichiarazioni dei diritti dell'uomo e dei diritti del bambino, se poi puniamo i bambini per gli errori degli adulti?... Ogni bambino emarginato, abbandonato, che vive per strada mendicando e con ogni genere di espedienti, senza scuola, senza cure mediche, è un grido che sale a Dio e che accusa il sistema che noi adulti abbiamo costruito...Ma nessuno di questi bambini è dimenticato dal Padre che è nei cieli! Nessuna delle loro lacrime va perduta! Come neppure va perduta la nostra responsabilità, la responsabilità sociale delle persone, di ognuno di noi, e dei Paesi... >.
Il richiamo di Papa Francesco è forte e chiaro e sta a ciascuno di noi rispondere con la nostra vita e le nostre azioni quotidiane, le nostre scelte, possiamo scegliere la vita o la morte, per noi e per i bambini, così come le istituzioni e i governi di tutti i Paesi sono chiamati a fare scelte sagge e responsabili per la vita e i futuro di tutti i bambini e, almeno per ora, non vi sono risposte adeguate a problemi grandissimi e gravi, sembra prevalere l'indifferenza e i bambini non posso aspettare, hanno bisogno oggi di aiuto e di interventi mirati, molte onlus e ONG sono impegnate e fanno del loro meglio con le poche risorse, quindi almeno possiamo sostenerle secondo le nostre possibilità.

Io credo che la chiave di volta, il primo passo essenziale, è iniziare a vedere i bambini, come tutta la realtà che ci circonda, per quello che sono: un dono di Dio, da accogliere e proteggere, curare ed amare, accompagnare e guidare, educare e correggere, quindi smettere di vederli come un errore, un fastidio, un problema, un incidente di percorso, un qualcosa di cui disfarsi per stare meglio, perché sono tutte menzogne e giustificazioni per non assumerci le responsabilità e l'impegno che questo dono richiede.

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