Il medico santo


Domani 12 aprile ricorrono tante feste, prima di tutto quella della Divina Misericordia, ma è anche il giorno della festa della Vergine della Rivelazione della Grotta delle Tre Fontane, cui sono particolarmente legata, e la festa di S. Giuseppe Moscati, il medico santo, e proprio a lui vorrei dedicare questo post.

Di lui sapevo solo questo, che era un medico santo, ma non ho mai avuto modo di approfondire la sua vita e la sua testimonianza di medico e di credente in Cristo, poi ho visto la fiction di Rai 1 a lui dedicata con la toccante interpretazione di Giuseppe Fiorello e sono rimasta folgorata, doppiamente, come persona di fede e come infermiera, è uno dei medici con cui avrei avuto il desiderio di lavorare.

Giuseppe Moscati nacque a Benevento il 25 luglio 1880 da una famiglia credente, settimo di nove figli, molto unita, il padre Francesco, laureato in giurisprudenza, divenne giudice e ottenne diversi incarichi importanti, fino all'ultimo della Corte di Appello di Napoli, dove si stabilì con la famiglia, mentre mamma Rosa si dedicava ai figli. I genitori trasmisero ai figli una fede forte e principi saldi con l'esempio della vita ed ebbero anche incontri importanti, come il Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei, e la futura Santa Caterina Volpicelli, religiosa napoletana fondatrice della congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore, nella cui chiesa Giuseppe Moscati ricevette la prima Comunione, la famiglia frequentava regolarmente la S. Messa, unendo l'impegno serio nella professione e nello studio con l'impegno di essere cristiani ferventi.
Il padre lasciò liberi i figli di seguire le loro attitudini e Giuseppe, segnato da un incidente di cavallo all'amato fratello Alberto, che accudì con amore, scelse di studiare medicina non mirando tanto ad una realizzazione personale e al successo economico, ma intendendo la sua professione come strumento per curare l'umana sofferenza del corpo e dello spirito, come una vocazione. Quegli anni furono segnati dalla perdita dolorosa del padre Francesco, colpito da emorragia cerebrale dopo aver partecipato alla Messa e l'anno dopo la laurea perse anche il fratello Alberto, ma Giuseppe accettò tutte questi lutto, compreso quello più avanti della madre, in pieno abbandono alla Divina Volontà.
Moscati fu attento e brillante studente e si laureò a pieni voti nel 1903 con una tesi sull'urogenesi epatica che gli valse l'onore della pubblicazione e, dopo aver superato le prove, iniziò a lavorare presso l'Ospedale degli Incurabili. L'approccio medico di Giuseppe Moscati precorse i tempi e andò controcorrente rispetto alla visione del tempo, medico-centrica e con lo sguardo sulla scienza, sulla malattia, piuttosto che sulla persona malata, invece lui si prendeva cura delle persone innanzitutto, con uno sguardo globale e un atteggiamento di ascolto e sostegno che non trascurava l'approfondimento medico, lo studio e la sua formazione, bensì lo integrava incarnando e unendo i valori della fede e della carità cristiana al sapere della scienza.

La giornata di Giuseppe Moscati era molto intensa: iniziava la mattina presto per visitare gratuitamente gli indigenti dei quartieri poveri "spagnoli", partecipando alla S. Messa, quindi in Ospedale per il lavoro quotidiano e il pomeriggio visitava i pazienti nel suo studio privato, anche sostenendo gratuitamente coloro che non avevano i soldi né per pagare la visita né per mangiare, il tutto senza togliere tempo allo studio e alla sua vita di fede e preghiera, mantenendo totale distanza dagli agi, dalle ricchezze e scegliendo per sé il valore della castità, infatti non si sposò e si dedicò interamente ad assistere i malati, sia nel corpo sia nello spirito. Fu impegnato in prima fila anche durante l'eruzione del Vesuvio del 1906 con effetti su un ospedale a Torre del Greco e durante l'epidemia di colera che funestò Napoli nel 1911, insomma fu un uomo interamente dedito al Signore e concretamente al suo prossimo bisognoso.
Ebbe una vita intensa che si concluse, dopo varie onorificenze e incarichi anche come professore, all'età di 46 anni e mezzo verso le 15, quando si sentì male e spirò sulla sua poltrona, dopo aver partecipato alla Messa ed aver prestato servizio all'ospedale.
Fu canonizzato da S. Giovanni Paolo II nel 1987 ed a lui ricorrono i malati e i medici cristiani, le sue spoglie riposano nella Chiesa del Gesù Nuovo a Napoli.

San Giuseppe Moscati è un grande esempio di medico, studioso, insegnante e di credente, che ha saputo integrare perfettamente fede e scienza e cui, specialmente noi operatori sanitari, dobbiamo ispirarci nello svolgimento della nostra professione.

Oggi ricorre l'anniversario della morte di mio padre, sono trascorsi 23 anni ed era un sabato anche allora, per cui l'ultimo pensiero di questo post è per lui, gli anni e la distanza, le cose non vissute, non condivise, non cancellano l'amore e rendono un poco più lieve il dolore, l'amore è più forte di tutto.

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