La parte migliore


< Ma il Signore le rispose: "Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta"  (Lc 10,41-42).
Quante volte ho ascoltato queste parole e altrettante mi sono ripromessa di fare come Maria e di mettere da parte la Marta che porto dentro di me, la volta che è stata più significativa delle altre è stata durante le catechesi iniziali dei Dieci Comandamenti, credo fosse il secondo incontro, e quando le ho udite mi hanno trafitto il cuore, perché allora ero solo e sempre Marta, in continua agitazione e affanno, correndo da un impegno di lavoro all'altro, sempre in fretta e perdendo forza e serenità, per cui quando ho ascoltato che c'era un'alternativa, che esisteva quella parte migliore, non potevo che fermarmi ad ascoltare, a comprendere, a lasciarmi guidare verso quella direzione, un percorso lungo e intenso, tra lacrime e sorrisi, durato un anno intero, ma mi ha cambiato la vita.
Don Fabio Rosini ci disse a conclusione del percorso che quella battaglia interiore non era conclusa, ma l'avremmo dovuta affrontare per tutta la nostra vita, ho capito solo in seguito, quando sono caduta rovinosamente, quanto vere erano le sue parole, comprendere non significa essere arrivati, significa solo che conosci la meta e la strada, ma percorrerla vuol dire incontrare sassi, bivi, ostacoli, tenendo sempre a mente dove stai andando, con chi e perché, questo ti aiuta a rialzarti ogni volta, a ricominciare dopo ogni caduta, a non perdere la speranza, perché non cammini da solo.
Nonostante la consapevolezza che l'agire deve essere quello di Maria, la vita frenetica di ogni giorno fa uscire sempre Marta, è strano, pensavo che l'aver perso il lavoro, la malattia, i ritmi lentissimi, mi avrebbero aiutato a vivere più come Maria che come Marta, invece non è così, perché la buona battaglia non si svolge tanto fuori di noi, ma dentro di noi, per cui puoi anche essere costretto fisicamente a letto e vivere in continua agitazione, ansia, angoscia, per tante ragioni (non accettazione della malattia, paura del domani, vergogna di dover dipendere dagli altri, senso di inutilità sociale, ...).

Parlandoci dei diversi modi di agire delle sorelle di Lazzaro, Gesù non vuole certo dire che dobbiamo smettere di lavorare e di svolgere gli impegni quotidiani e trascorrere la giornata in chiesa a pregare, ognuno di noi è chiamato dal Signore in diversi modi e luoghi e lì dobbiamo vivere la nostra chiamata e servirlo come Lui ci indica, il problema non è scegliere tra lavorare e pregare, ma dove sta il nostro cuore mentre facciamo entrambe le cose: Marta poteva comunque svolgere le sue mansioni, ma tendendo l'orecchio verso le parole che Gesù stava pronunciando, avendo nel cuore, e nella testa, Lui e non le cose che stava facendo o il fatto che Maria non la stava aiutando, Marta aveva il cuore e la mente altrove e quando ci succede così finisce che facciamo male ogni cosa, in più quando svolgiamo i nostri compiti quotidiani possiamo farlo senza precipitare nell'ansia, nell'angoscia, avendo presente che il Signore è con noi sempre, conosce ogni cosa, sa di cosa abbiamo bisogno ed opera per il nostro bene.

Il centro del discorso è dove sta il nostro cuore? Anche quando entriamo nella preghiera, possiamo leggere le lodi, i vespri, recitare il rosario, scrutare la Sacra Scrittura, cioè stiamo, per dire, fisicamente nelle cose di Dio, ma avere la mente e il cuore da un'altra parte, ci distraiamo facilmente, pensiamo a cosa dobbiamo fare dopo, essere presi dalle nostre preoccupazioni, quindi non essere in comunione con Dio, in relazione piena con Lui, ma solo fisicamente di passaggio e vivere anche la preghiera come uno dei mille impegni di ogni giorno, un dovere da compiere e non una relazione da coltivare, da vivere, in cui ristorarci e godere della presenza del Signore e, quando capita, noterete che perdiamo energie, serenità, oltre che tempo e grazia.

Non è facile portare avanti la buona battaglia, liberarci dai mille pensieri che affollano la mente, trovare spazio e tempo per stare solo con il Signore, per ascoltarlo, imparare da Lui, confidare in Lui e affidargli ogni cosa, non è facile essere pienamente dove siamo in quel momento, in quella relazione, durante quella celebrazione eucaristica, siamo tentati in diversi modi e in continua fuga da noi stessi, ma il Signore, attraverso Marta e Maria, ci ricorda l'unica cosa veramente importante: la relazione con Lui, che è la base per vivere bene tutte le relazioni affettive e con i fratelli e sorelle che incontriamo, come per vivere in modo equilibrato e sereno anche il nostro lavoro e gli impegni che dobbiamo ottemperare nel quotidiano, quando il centro è Lui tutto gira per il bene e in modo giusto, sano, quando invece lo sostituiamo con il lavoro, con gli affetti, con la carriera, viviamo nel caos e male. 
Il Signore è il centro della nostra vita e ci accompagna sempre, ovunque, per cui anche il lavoro e i doveri possono diventare un'occasione per amarlo e vivere il Vangelo, un'opportunità, un tramite, ma non il fine del nostro vivere e scacciamo dal nostro cuore l'ansia e l'angoscia del domani scegliendo ogni giorno di affidarci a Lui, di mettere tutto nelle Sue mani e di confidare in Lui, sembra facile ma non lo è, perché siamo orgogliosi e testardi e vogliamo fare le cose a modo nostro, anche quando non sappiamo come fare e dove sbattere la testa, ma, se ci pensate, è più facile fare le cose a modo Suo, se delego le situazioni più intricate a Lui, se gli affido ogni dolore ed ogni peso, posso vivere più serenamente il mio oggi, senza affanno, perché so che ci pensa Lui, e sapete qual è la cosa bella, che Lui ci pensa davvero e molto meglio di quanto avremmo fatto noi, al punto che ci sorprende con la sua tenerezza e provvidenza, quindi fidiamoci di Lui e affidiamoci a Lui senza timore.

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