Un medico lotta per la vita della sua paziente


Sul sito Lifenews ho letto questa storia che ora condivido con voi, riguarda Jeanette Hall, una residente dell'Oregon, che nel 1994 era a favore del suicidio assistito per i malati di cancro in fase avanzata in quanto credeva fosse l'unica scelta possibile per non soffrire e si è trovata a scegliere questa strada per se stessa nel momento in cui, quindici anni dopo, a 55 anni, le viene diagnosticato un cancro al colon inoperabile.
I medici propongono a Jeanette le possibili opzioni in modo drastico: combattere il cancro con la chemio e la radioterapia oppure assumere un cocktail di barbiturici e porre fine alla sua vita, e la donna sul momento, pensando agli effetti delle terapie, sceglie quella che chiama la via più facile: il suicidio assistito.
Uno dei suoi medici, il dott. Kenneth Stevens, non ci sta, vede che la sua paziente non prova nemmeno a combattere la malattia e che si sta arrendendo senza darsi una minima possibilità, rinunciando alle cure e sente che lasciarla fare tradirebbe la sua professione ed il fine per cui ha scelto di diventare medico, servire la vita, e non sente di poter prescrivere la morte dietro un'apparenza mascherata e falsa di cura compassionevole e cerca di sostenere la sua paziente aiutandola a scegliere la vita, ma Jeanette che era divorziata ed aveva perso la mamma per demenza senile e un fratello per suicidio non lo ascoltava minimamente.
Il dottor Stevens non molla, ma nemmeno Jeanette e questo tira e molla va avanti per un pò, finché il medico tocca le corde giuste: Jeanette ha un figlio, Scott, che non vive con lei e che ignora la malattia della madre, come della sua scelta, e che sta studiando per diventare poliziotto, allora il medico le chiede riguardo a quello che è il desiderio di ogni mamma: "Non ti piacerebbe vederlo laureato? Non ti piacerebbe vederlo sposarsi?", cerca di promuovere la vita con la vita, con una speranza concreta per il futuro e Jeanette non può che rispondere si alla vita ed accetta di iniziare il suo percorso di cura e di lotta contro la malattia, una lotta che vince, arrivando a festeggiare il suo 70° compleanno e la laurea del figlio Scott ed entrambi sono grati al dottor Stevens, Scott ha aggiunto che se la madre avesse portato a termine la sua scelta senza dirgli nulla per lui sarebbe stato un dolore straziante, sia per la sua perdita sia per non essere stato con lei e Jeanette ora è felice di raccontare la sua storia affinché altri possano trovare la forza di lottare contro la malattia e di non porre fine alla propria vita prima del tempo.

Quando viene diagnosticato un cancro e/o una patologia grave, e quando si arriva ad essere definiti terminali, senza possibilità di guarigione, ovvero quando sono state esaurite tutte le possibilità di terapia finalizzate a guarire, non è facile affrontare ciò che comporta e la paura del dolore spesso ha una valenza significativa nelle decisioni di fine vita, ma vorrei sottolineare nuovamente l'importanza delle cure palliative, il passaggio dal curare al prendersi cura, controllando i sintomi con le terapie farmacologiche, migliorando la qualità di vita ed accompagnando pazienti e familiari fino alla morte con un sostegno ed una presenza concreta.
Anziché proporre e promuovere eutanasia e suicidio assistito, bisognerebbe diffondere la cultura delle cure palliative, unica risposta al dolore ed ai sintomi di una malattia terminale, garantendone l'accesso gratuito a tutti i malati.

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