(Fonte post e immagini http://www.chiaracorbellapetrillo.it/it/)
N.B. Per accompagnare il post scritto da Federica ho pensato di mettere come immagini tutte le copertine delle lingue (inglese, italiano, croato, spagnolo, francese e portoghese) in cui è stato tradotto il libro "Siamo nati e non moriremo mai più" come invito alla lettura, vi assicuro che è un libro che vi toccherà il cuore e che sarà strumento di grazia per tutti!
“Chi accoglie uno solo di
questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me,
ma Colui che mi ha mandato.” Mc 9,37
Sembra facile, scontato dire si a Dio, ma non è così, costa
molto, spesso non si riesce, si pronuncia un ni poco convinto perché si teme di
dover rinunciare a qualcosa d’importante, si teme, soprattutto, di avere una
fregatura. “Siamo nati e non moriremo mai più: storia di Chiara Corbella
Petrillo”, scritto da Simone Troisi e Cristiana Paccini, Edizioni Porziuncola,
è un libro pieno di grazia che consiglio a tutti di leggere. Durante la lettura
è evidente come Chiara Corbella Petrillo e suo marito Enrico Petrillo,
pronunciando il proprio si a Dio, non solo non siano mai rimasti delusi, ma
abbiano ricevuto molte grazie; sono stati portati per mano da Dio, da Gesù e da
Maria che, gradualmente e amorevolmente, li hanno accompagnati donandogli la
forza e la pace necessarie per affrontare prove molto dure. Entrambi hanno
affermato di aver ricevuto sostegno dalla famiglia e dagli amici, che,
soprattutto attraverso la preghiera loro grande forza, li hanno supportati. La
loro storia, umanamente, sembra un accanimento del destino, ma letta con gli
occhi della fede assume un aspetto completamente diverso perché in Chiara ed
Enrico si sono compiute le opere di Dio e, ancora oggi che Chiara è salita al
Cielo, continuano a compiersi secondo il disegno di Dio. Non esiste un dolore
più grande della morte di un figlio e Chiara ed Enrico ne hanno persi due;
quelle di Chiara erano gravidanze che, per la legge, potevano essere interrotte
con un aborto terapeutico.
Maria Grazia Letizia, la loro prima figlia, non
aveva la scatola cranica, e non sarebbe sopravvissuta alla nascita; a Davide
Giovanni, il secondo figlio, mancava una gamba, l’altra era un moncherino, non
aveva i reni e, di conseguenza, i polmoni non si sarebbero sviluppati in
maniera adeguata per farlo respirare. Anche lui, come sua sorella, alla nascita
non poteva sopravvivere. Chiara ed Enrico, però, non hanno mai avuto dubbi:
Chiara non avrebbe interrotto le gravidanze. “Dio i miracoli li fa, ma non con
le nostre logiche limitate, perché Dio è qualcosa di più dei nostri desideri.”
Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni nascono vivi e vivono per poco più di mezz'ora, i genitori hanno il tempo di conoscerli e farli battezzare.
Sono molti i passi del libro che mi hanno colpito, in
particolare quelli che si riferiscono ai funerali dei bambini. Riguardo quello
di Maria Grazia Letizia: “In tanti non sono venuti perché non sanno cosa dire.
Hanno perso un’occasione unica di vedere che il Cielo può esistere qui sulla
terra. Chi partecipa alla celebrazione vive un momento di eternità,
un’esperienza fortissima, quasi una prova che il Paradiso esiste veramente.”
“Grazie a questa figlia silenziosa, imparano che la morte non è così brutta
come sembra. La bimba è passata dalle loro braccia a quelle del Padre e di
questo sanno riconoscere la bellezza. Sono meravigliati di ciò che il funerale
ha permesso loro di vivere.” Riguardo il funerale di Davide Giovanni: “è
l’esperienza bellissima di un altro funerale che mostra la vita eterna.”
Durante l’omelia padre Vito, padre spirituale della coppia, afferma: “Questo è
un bimbo venuto a riscattare tutto ciò che è disprezzato e accusato di essere
inutile. Cioè la nostra stessa vita, quando la consideriamo con gli occhi del
mondo. A Davide, così come a noi, non manca nulla. Nessuna svista da parte di
Dio.”
Le prove per Chiara ed Enrico non sono finite, Chiara
aspetta un altro bambino, Francesco, ma, poco prima di scoprirlo, si accorge di
un’afta sulla lingua che con le settimane peggiora; inizia a fare delle
indagini approfondite mentre Francesco cresce e sta bene. La lesione di Chiara,
intanto, si ingrossa: deve essere operata con urgenza. Dai risultati dell’esame
istologico risulta che si tratta di un carcinoma alla lingua. Chiara va all'Istituto Tumori di Milano, dove, scartata la strada dell’aborto, i medici
le prospettano come soluzione ottimale quella di non aspettare la data naturale
del parto, ma di anticiparlo di qualche settimana per permetterle di subire un
secondo intervento entro quarantacinque giorni dal primo e, in caso di
positività delle cellule tumorali, d’iniziare la radioterapia e la
chemioterapia. Francesco sarebbe stato per qualche settimana in incubatrice, ma
la sua sopravvivenza sarebbe stata a rischio. Chiara rifiuta questa possibilità
e vuole aspettare che Francesco sia in grado di vivere autonomamente. “Mentre
intorno a loro si scatena l’ennesima battaglia per cercare di capire, dentro di
loro la fiducia in Dio è l’unico conforto. Come sempre.”
Francesco nasce a trentasette settimane, due settimane
prima della fine della gravidanza, e sta bene. Pochi giorni dopo, Chiara viene
operata per la seconda volta. Dal risultato dell’esame istologico definitivo
emerge che due linfonodi sono positivi, mostrano segni di malignità e forte
aggressività del tumore. Chiara inizia la chemioterapia e la radioterapia, fa
controlli, esami; una tac evidenzia la presenza di metastasi e una biopsia al
fegato rivela che Chiara è una malata terminale. “Enrico non è arrabbiato con
Dio. Neppure Chiara. È da Lui che arrivano la pace e il sostegno. Dio, dice
Enrico, si incontra nella carne con i buchi dei chiodi, e in un uomo appeso ad
una croce. Dio è l’esperienza di un incontro, con un uomo vivo e risorto.
Spesso abbiamo paragonato la sofferenza ad una danza. È Dio che ti invita a
danzare con Lui e se dici di si, scopri che insieme al dolore c’è anche la pace
e la gioia.” Chiara muore a 28 anni. “Il suo corpo martoriato è luminoso. Sul
suo volto compare un sorriso.” “Chiara ci ha insegnato che cosa significhi una
morte santa e ci ha mostrato come vive un figlio di Dio. Si è sempre fidata,
soprattutto quando il piano di Dio la portava fuori dai suoi progetti, quando
le faceva attraversare il dolore e la sofferenza. Sarebbe sbagliato dire che
Chiara ha amato la croce. Ha amato la persona che stava sulla croce, Gesù.
Questo le ha permesso di amare fino alla fine, felice di poter dare la vita a
Francesco. Come ha scritto Enrico in una poesia che a Chiara piaceva
moltissimo: “Questa morte che ci tormenta l’esistenza è solo una porta, la
Speranza.”
Per chi volesse approfondire la storia di Chiara ed
Enrico, può visitare il sito: www.chiaracorbellapetrillo.it
Federica Tarquini
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