"The child who whas never born" di Martin Hudaceka


Quando ho visto per la prima volta questa immagine mi è arrivata in profondità ed ho pianto, anche se non ho mai avuto la grazia di una gravidanza e non ho mai abortito, però in qualche modo parla anche al dolore di chi madre non lo sarà mai, di chi quella vita nel grembo l'ha solo sognata ed accarezzata nel cuore, per scelta personale o per la vita che va in un certo modo e non puoi forzarla, assoggettandola ai tuoi desideri perché è inutile (la vita va come deve andare) e perché altri doni ha in serbo per te, col tempo lo accetti ed affidi tutto a Dio, eppure senti che quel desiderio è rimasto come una perla preziosa nascosta in fondo al cuore.
Questo Il bambino che non è mai nato è stato realizzato da un giovane scultore slovacco, Martin Hudaceka ed inaugurato, dopo 10 mesi di lavoro, il 28 ottobre 2011 a Bardejovska Nova Ves, in Slovacchia, ma l'ispirazione l'ha avuta un gruppo di donne del Movimento di preghiera delle mamme con un messaggio chiaro e forte, esprimere il dolore di una perdita volontaria irreparabile e la sofferenza, e le ripercussioni fisiche e psicologiche, di ogni donna che, per diverse motivazioni, sceglie di abortire suo figlio. 
Il monumento non esprime condanna o giudizio, ma mostra con impatto emotivo forte quella che è la realtà: una vita non nata ed una madre che dovrà convivere con questa perdita per il resto della vita, il bimbo non rimprovera la mamma per non essere nato ma le accarezza il capo con quell'amore e tenerezza tipica dei bambini esprimendo perdono e consolazione per un dolore che grava nell'anima della donna e nel suo corpo.
Il monumento non parla solo alle donne che hanno abortito, ma anche a tutte quelle donne che hanno perso naturalmente i loro figli, che non hanno potuto, come dicevo prima, concepire e portano dentro quel desiderio profondo di dare la vita, ma è un monito anche per ogni persona, per la società e le nostre istituzioni che lasciano le donne, specie se giovani, straniere, non in regola, ecc sole con un evento che cambia la vita e che sole diventa insostenibile, oppure quando costringe le donne a scegliere, e questo è ancor più evidente ora con la crisi economica e del lavoro, tra carriera e famiglia, non rinnovando contratti o licenziando alla prima occasione. La società non sostiene in modo adeguato le famiglie, molte sono schiacciate dalle spese e dalle tasse, quelle monoreddito non arrivano a fine mese, insomma non è una giustificazione per abortire, ma prendere consapevolezza che dietro un aborto non c'è solo una responsabilità individuale della donna che interrompe la gravidanza, ma di coppia, in fondo il figlio si concepisce in due, dove sono i padri in questa decisione? La responsabilità però è di tutta la società e del mondo del lavoro, che premia gli individualisti, i carrieristi, chi sta bene e produce, ma scarta le donne incinte, coloro che hanno problemi di salute, i disabili, ecc.
Io vorrei che ci soffermassimo tutti a guardare questo monumento "The child who whas never born" e ci lasciassimo toccare anche noi da quella tenera carezza, Papa Francesco quando l'ha visto ha detto che è splendido, ebbene io credo che abbia qualcosa da dire a ciascuno di noi e spero con tutto il cuore che un giorno dell'aborto resti solo un tristissimo ricordo e che troviamo tutti il coraggio di contribuire ognuno secondo come può affinché permettiamo alla vita di nascere, riconoscendo innanzitutto il valore di ogni singola vita, umana principalmente, ma anche animale, vegetale e di ogni cosa che ci circonda, ritrovando anche la capacità di stupirci, di meravigliarci nel contemplare la bellezza che ci circonda e di frenare il male che distrugge tutto, anche la vita dei bambini, sia nel grembo materno, sia nati e raggiunti da mani inique che li abusano e uccidono.
Ora mi rivolgo alle giovani e alle donne che hanno scoperto di essere in attesa e sono spaventate, schiacciate dalla portata di questo evento e dalla solitudine, dall'ignoranza e dalla paura del giudizio altrui e delle famiglie, ebbene non abbiate paura e chiedete aiuto, non siete sole se trovate il coraggio di chiedere aiuto e sostegno alle vostre famiglie e ai centri di aiuto alla vita (http://www.mpv.org/home_page/centri_di_aiuto_alla_vita/00008703_Centri_di_Aiuto_alla_Vita.html), ma anche alle vostre parrocchie, alle persone amiche, insomma non restate sole e non vergognatevi né per la gravidanza né per i giudizi della gente superficiale, provate a rivoltare la situazione e a vedere in quella vita che attendete un dono e non un castigo, un errore, un impiccio, un problema o tutto quanto la paura vi produce nella testa, perché la vita è un dono, ogni vita è un dono, la vostra e quella che attendete, è vero vi cambierà la vita, ve la stravolgerà, ma comprenderete poi che lo farà per il bene e non per il male e che di quella vita che gattona per casa non potrete fare a meno, pur con tutta la fatica, le corse, le notti insonni, ecc.
Non siete sole se non volete esserlo, scegliete la vita, per voi innanzitutto...

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