L'abbraccio che cura


Girando su Facebook tra i vari pensieri delle persone o riportati uno in particolare ha attirato la mia attenzione < Un abbraccio vuol dire tu non sei una minaccia. Non ho paura di starti così vicino. Posso rilassarmi, sentirmi a casa. Sono protetto, e qualcuno mi comprende. La tradizione dice che quando abbracciamo qualcuno in modo sincero... guadagniamo un giorno di vita >, mi ha colpito perché è proprio vero, ognuno di noi ne ha fatto esperienza, anche se non tutti gli abbracci sono così, dovrebbero forse, ma non tutti gli abbracci sanno essere così rassicuranti...
Per molti anni della mia vita, la maggior parte, sono stata forastica, proprio come quei gatti abbandonati in strada, che conoscono cattivi umani e non si fidano degli altri, non si lasciano avvicinare, tanto meno prendere in braccio, sarebbero restii ad accettare anche il cibo, se non sentissero i morsi della fame, e, anche se i contatti con gli umani buoni, gli stessi, i volontari, aumentano e fanno dei passi avanti enormi, magari trovano anche adozione, quel lato forastico e indipendente non lo perderanno mai del tutto, la mia prima gatta, Kyoko, era così per cui lo so anche per esperienza, e servono umani capaci di comprenderlo e accettarlo per una felice convivenza.
La storia personale di ciascuno di noi racchiude esperienze difficili, dolorose, e, in genere, reagiamo costruendo delle difese, molto resistenti, io ho reagito fuggendo il contatto, non mi lasciavo abbracciare, come probabilmente molti di voi mi proteggevo dal dolore scegliendone un altro, perché fuggire dagli altri, dall'amore, per paura di soffrire ci condanna ad una sofferenza maggiore: la solitudine. Crediamo funzioni, ci illudiamo di bastare a noi stessi, ci diciamo che stiamo bene, che non abbiamo bisogno di niente e nessuno, abbiamo i nostri sogni, i nostri progetti, esattamente come pensiamo riguardo a Dio, crediamo di non aver bisogno di Lui e che con le nostre sole forze possiamo realizzare tutto quanto ci prefiggiamo, finché... la vita non ci dimostra il contrario...
Prima di ammalarmi avevo diversi progetti, primo fra tutti il trasferimento in Giappone, avevo iniziato a studiare la lingua giapponese, parallelamente mi ero iscritta ad un corso professionale per imparare l'inglese, il primo che mi piaceva davvero e che non mi annoiava, poi lavoravo come infermiera palliativista in una nota associazione romana, il lavoro più impegnativo sia come orari, sia emotivamente, potevo gestirmi l'orario e le visite, ma è un lavoro da cui non stacchi veramente mai, 12 ore di reperibilità ogni giorno, 6 il sabato e libera solo la domenica, a meno che non capitavi di turno, altrimenti quella settimana non avevi riposo, eppure è stato il tempo lavorativo più gratificante della mia carriera.
In questa mia vita "perfetta" non c'era posto per l'imprevisto, per la malattia e per i cambiamenti che avrebbe comportato, invece la sorpresa era dietro l'angolo.


Ho iniziato ad ammalarmi a maggio 2000, con la poliendocrinopatia, sono arrivata a pesare 100 kg in tre mesi, da 68, sono passata dalla taglia 44 alla 56, avevo crisi ipoglicemiche quotidiane e frequenti, ero sempre stanca e ho dovuto chiedere di modificare i miei turni, il mio castello di progetti ha iniziato pian piano a sgretolarsi, non riuscivo ad accettare di stare male e che la malattia stesse dettando legge nella mia vita, oltretutto ho faticato molto, ben tre anni, a trovare il medico giusto, quelli che avevo non avevano inquadrato la situazione, pensavano che fossi una persona grassa perché mangiavo troppo, quello che pensa la maggior parte della gente quando vede persone in sovrappeso, ma giudicare le apparenze è ingannevole e crudele, al di là del mio peso ero inappetente, in passato avevo sofferto di anoressia e bulimia e vedere il mio corpo grasso aveva scatenato una rivoluzione emotiva, inoltre ero frustrata perché non i medici non mi credevano e, di conseguenza, non potevano aiutarmi, una cosa che si è ripetuta spesso in tutto il mio percorso di malata, fino all'anno scorso, forse perché dovevo imparare a credere maggiormente in me stessa, visto che sono sempre stata insicura e, se in passato non venivo confermata, andavo pure in confusione.
La situazione peggiorava velocemente e non riuscivo più a seguire gli impegni che avevo preso, ho smesso i corsi di lingua e cercavo di tenermi il lavoro, ma la mia autonomia veniva meno, non riuscivo a prendere la macchina, usavo i mezzi pubblici, un giorno un medico che abitava vicino a me mi ha detto che mi avrebbe dato un passaggio al termine della riunione medici, così l'ho aspettato.
Quello che per me era stato solo il giorno più difficile di quella settimana è diventato un giorno speciale... A farmi soffrire non era solo la malattia, ma il fatto che i medici, la mia famiglia e i miei amici non mi ascoltavano e non mi credevano, quando stai male hai bisogno del sostegno di chi ami, non di sentirli contro e parte del problema. Quel giorno era stato terribile per me, non stavo bene e stavo aspettando il passaggio sulla scrivania della reception, quando un amico si è seduto e abbiamo parlato, non era la prima volta, quell'amico era venuto a parlarmi già in altre occasioni e, anche se ero una specie di riccio gigante, con gli aculei pronti a pungere per allontanare, non si è lasciato scoraggiare, mi parlava e, cosa veramente rara in quel momento della mia vita, mi ascoltava davvero, credeva a quello che dicevo ed era interessato, non per semplice apparente cortesia. Quel mercoledì, mentre attendevo il passaggio e mi aspettavo solo di crollare nel mio letto a riposare, il mio amico mi ha aperto un poco il cuore, ho risposto come sentivo e mi ha abbracciata... stavo troppo male e gli aculei erano tutti dentro, non avevo la forza di difendermi da quell'abbraccio, ma la verità è che non ne sentivo il bisogno, per la prima volta in vita mia mi sentivo al sicuro, mi sentivo su una nuvoletta, al di sopra di tutti i problemi, e serena, quell'abbraccio mi ha curato e mi ha cambiato per sempre... in un giorno fino a quell'istante anonimo tutto è cambiato dentro me, ho scoperto che la vera sofferenza è tenere gli altri lontani, è scegliere la solitudine, è chiudersi da soli dentro una prigione di cristallo per evitare di soffrire... è vero amare comporta soffrire, sono strettamente legati, più ami più soffri, ma non è meglio soffrire per amore, per qualcuno, che soffrire e basta, io credo che quest'ultima sofferenza sia molto peggiore perché comporta scegliere di non vivere, di passare giorni nella solitudine, nel vuoto di quattro pareti, nell'illusione che quello che fai ti basti e non è così, puoi impegnarti ogni ora del giorno, ma a sera devi tornare a casa e quel vuoto che hai costruito sarà lì ad attenderti, non è meglio iniziare e finire la giornata in un abbraccio? Non è meglio affrontare la follia di questo mondo con chi ami? Non è meglio lavorare e faticare per qualcuno? Per condividere momenti, viaggi e feste? Quando la vita ti presenta sorprese sgradevoli e difficili non è meglio viverle con l'amore di chi ami e di chi conta per te? 
Gli abbracci che curano li porti dentro per sempre, insieme alle persone che li hanno donati, cercate di non lasciarvele sfuggire, di non perderle, né loro né quegli abbracci speciali e fate in modo di donarli anche voi, spesso non ci rendiamo conto dell'effetto che i nostri gesti e le nostre parole hanno sugli altri, in positivo e in negativo, in una serie televisiva che mi piace molto ho sentito questa frase "ogni persona cui ci permettiamo di voler bene, sarà solo un'altra perdita ad un certo punto del nostro cammino", è vero, ma l'amore vero non finirà mai e nemmeno ciò che abbiamo vissuto e condiviso con quella persona, scegliamo di vivere, scegliamo di amare e di lasciarci amare, di abbracciare e di lasciarci abbracciare, di perdonare e di lasciarci perdonare... la vita è fatta di tanti piccoli e grandi SI e NO che dobbiamo dire però al momento giusto, cerchiamo di capire cosa vale la pena e cosa no, cosa ci fa davvero bene e cosa davvero male e insegniamo ai bambini dicendo quei SI e quei NO che li faranno diventare adulti migliori, persone migliori...

Commenti