Noi..loro..una "specie" di paradosso

"L'esclusione degli animali dalla sfera morale non è giustificabile razionalmente, è frutto di puro e semplice pregiudizio specista"  -Animal Liberation- P.Singer


Vi dico subito il titolo di un libro che presto leggerò : "Amati, odiati, mangiati. Perché è così difficile agire bene con gli animali" di Herzog H. Questo testo affronta il tema del nostro rapporto complesso,  con gli animali. Sicuramente la cultura, il nostro modo di umanizzare ciò che più riteniamo degno, i nostri conflitti tra cuore e ragione, ci portano ad avere un rapporto
 conflittuale ed incoerente con gli altri esseri non umani.
La cultura, anche a seconda delle latitudini, ha plasmato per millenni il nostro modo di interagire con gli animali. Se in Occidente nessuno si sognerebbe di mangiare un cane, in alcune regioni della Cina, o altri paesi orientali, la carne di cane è un piatto ambito. Eppure qui da noi la carne di agnello e di maiale sono parte integrante della nostra gastronomia. Peccato che l'agnello sia un cucciolo, bisognoso delle cure materne come un gattino o un cagnolino, e il maiale, animale sociale e mammifero, abbia un quoziente intellettivo maggiore del cane! E mentre da noi, le vacche sono sfruttate negli allevamenti intensivi, in India sono sacre.
Al di là di questi paradossi culturali, si deve dire che soprattutto in Occidente, il rapporto tra umani e animali, è stato e continua per la maggiore, ad essere un rapporto di sfruttamento dei primi sui secondi. Un rapporto in cui abbiamo deliberatamente usato gli animali per le nostre necessità, e per i nostri scopi. Le corride, i circhi, la caccia, la vivisezione, gli allevamenti intensivi, tutt'oggi ne sono la prova. Eppure gli scienziati hanno scoperto come moltissimi animali, in primis quelli alla cui famiglia apparteniamo pure noi, i mammiferi, non solo sono esseri senzienti, ma hanno capacità psichiche molto complesse. Data la complessità della loro neurocorteccia, la capacità di problem solving e l'elaborazione delle emozioni, il filoso Thomas White ha definito i delfini "persone non-umane". E' paradossale, riguardo questi animali,come gli stessi tratti che li rendono estremamente simili a noi e quindi degni di esseri studiati, siano quelli che rendono immorale studiarli. Tant'è che la psicobiologa dei cetacei, Lori Marino, qualche anno fa, decise di abbandonare la ricerca sui delfini in cattività proprio perché non era più in grado di reggerne il peso morale. La sua direzione è creare dei santuari per analizzarli e coinvolgere esemplari che decidono autonomamente di collaborare con gli studiosi. Eppure in paesi come il Giappone, il delfino viene mangiato.
Questo dimostra come le nostre culture abbiano un peso enorme nel valutare gli animali, e nel definire i termini entro cui impostare il nostro rapporto con loro.
Negli ultimi anni, alcuni filosofi hanno cercato di mettere in discussione l'etica e la definizione stessa di animali per ri-definire i rapporti tra noi, umani, e loro, esseri non umani. Di questo parlò in tempi ormai lontanissimi anche Pitagora, e più tardi Kant, ma oggi il pensatore più attivo in questi temi è Peter Singer,uno dei massimi filosofi contemporanei nel campo dell'etica, autore di "Liberazione Animale" (1975)il manifesto antispecista che rigetta l'utilizzo strumentale degli animali basato sulla visione dell'essere umano come superiore agli animali per il solo fatto di appartenere alla specie homo sapiens. Singer sostiene che il dolore (fisico e psicologico) non è prerogativa degli esseri umani, bensì , una condizione negativa che può riguardare anche gli animali non umani e per questo non può essere ignorata, a prescindere da chi la provi. La capacità di soffrire (sia fisicamente che psichicamente) è quindi la nuova discriminante etica. In pratica, è la capacità di soffrire, tanto negli umani che negli animali, che da diritto ad un equa considerazione morale. E se questa manca , da luogo ad una nuova forma di razzismo: lo specismo , che Singer pone sullo stesso piano del sessismo e del razzismo; una pura discriminazione in base alla specie di appartenenza. La visione antispecista va a rivalutare il rapporto uomo- animale , non più utilitaristico e discriminatorio, ma di relazione. Ovviamente la nuova considerazione degli esseri non umani pone nuove frontiere per l'assegnazione di diritti ad oggi riservati alla sola specie umana. Un tema scottante, ma importante che ci riguarda tutti. Pensate cosa accadrebbe, se, per assurdo, da domani, l'uccisione di un cane fosse considerata moralmente e giuridicamente come l'omicidio di una persona...
Insomma, i loro diritti, hanno a che fare molto coi nostri. Se in Occidente qualche secolo fa si riteneva giusta (per la maggior parte dell'opinione pubblica) la schiavitù e il diritto di voto ai soli uomini, oggi, altre pratiche vengono ritenute giuste, ma lo sono davvero? Come si suol dire, ai posteri l'ardua sentenza.

Commenti

  1. Ciao Tatiana , sono Roberta , molto interessante quello che hai detto sugli animali , io sto ' diventando vegetariana . . . troppa sofferenza , quando guardo un animaletto non mi viene l'istinto di morsicarlo , ma di fargli i baci . . . invece con la frutta e verdura si . . . buona . grazie . un abbraccio a te e a Vespa .

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  2. Brava Tatiana , ottimo argomento , io sto ' diventando vegetariana , seguo l'istinto , gli animaletti quando li vedo mi vien da baciarli , la frutta e la verdura da mangiarla 😁😁 . un bacio a Vespa .

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