La storia di Angelo di Sangineto : cosa possiamo imparare. Prima parte

Immagine tratta dal web
Tutti ormai conoscono la vicenda del randagio Angelo di Sangineto, ucciso brutalmente e senza pietà da 4 ventenni nel cosentino lo scorso giugno. La tragica storia di Angelo,  ha fatto il giro del web pochi giorni dopo l'accaduto. Mai l'opinione pubblica era rimasta tanto scossa dalla terribile vicenda di un animale. Per Angelo sono state aperte pagine facebook con decine di migliaia di seguaci, eventi social, sono stati scritti migliaia di commenti e alla fine si è interessata alla storia pure la Tv. Ci sono stati servizi de "Le Iene" e dei Tg. In sua memoria si sono erette statue, la sua immagine è stata esposta in una chiesa calabrese e per lui, al processo , si sono costituite parte civile 19 associazioni animaliste.
Angelo è riuscito a mobilitare l'opinione pubblica, che in massa, ha gridato attraverso i social network il disgusto, la rabbia, il disprezzo, lo sdegno e la condanna tout court dell'efferato gesto che ha portato alla sua morte.
Alla fine, se non vi fosse stato tanto clamore mediatico , difficilmente si sarebbe arrivati in fondo e velocemente a un processo. Processo conclusosi lo scorso 26 maggio con la condanna dei quattro aguzzini.
In realtà i 4 balordi, pur avendo ottenuto il massimo della pena non finiranno in carcere, ma se la punizione non è stata giusta è perché non giuste sono ancora le leggi. Nel caso specifico, il rito abbreviato e la condizione di incensurati dei quattro ha inevitabilmente condotto a uno sconto di pena.
Ma la vicenda del povero cane Angelo, che ha meritato sicuramente la costante e duratura attenzione mediatica, ci insegna che l'opinione pubblica, in linea generale è pronta per accettare un inasprimento delle pene per i reati contro gli animali.Oggi forse come non mai. Di più. L'opinione pubblica grida a gran voce una svolta legislativa in tal senso. Basta leggere i migliaia e migliaia di commenti sulle pagine dei social dedicate ad Angelo. Il coro è unanime: voglia di giustizia per chi come Angelo è vittima della crudeltà umana. Ne esce, da questa triste vicenda, uno scollamento evidente tra il sentire dell'opinione pubblica e l'inadeguatezza delle leggi esistenti sui reati contro gli animali. La maggior parte delle persone, inorridisce di fronte a fatti come questi. La maggior parte delle persone trova ingiusta la tortura e l'uccisione crudele di un cane innocente. 
Ancora. L'attenzione mediatica su questo caso, insegna che insieme le persone possono davvero mobilitarsi per qualcosa di nobile. Il chiedere giustizia per Angelo collettivamente ha sicuramente avuto un effetto sulla velocità e l'andamento del processo. Per Angelo si è scesi nelle piazze, sono state organizzate fiaccolate, ma anche pulman per portare molte persone a Paola , città dove si è tenuto il processo. Se la storia fosse finita nell'anonimato forse sarebbe stato accolto il patteggiamento chiesto dai difensori dei 4 aguzzini di Angelo..
Ma la vicenda del dolce cagnolone Angelo ci insegna molto altro.. ve ne parlo nel prossimo post.
 

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