Il discorso di Alice ("Still Alice")

(Immagine tratta dal film "Still Alice" 2014)

A febbraio 2015, qualche giorno dopo l'uscita italiana, ho dedicato un post a Still Alice, il film intenso e drammatico interpretato da una meravigliosa Julianne Moore sul dramma della malattia di Alzheimer, non l'avevo visto perché non vado più al cinema, ma ci tenevo a presentarlo perché amo il cinema che racconta la vita, in tutte le sue sfaccettature, anche quelle scure, con coraggio e passione, ora torno a parlarne perché l'ho visto in streaming su Rai Replay, anche se ho scelto di farlo in un sabato con tono dell'umore basso e, se volete vederlo, non fatelo in un giorno così, perché è molto forte già per un giorno sereno, figuriamoci se avete il tono dell'umore nero...
E' un film davvero intenso in cui Julianne Moore riesce perfettamente ad interpretare il dramma di chi, all'improvviso, sente che qualcosa non va e non può più ignorarlo (perché una defiance della memoria a 50 anni ci può anche stare, ma perderti in un ambiente che frequenti abitualmente non è cosa da prendere sotto gamba!) e sente il suo mondo crollare appena il medico pronuncia quella terribile diagnosi: Alzheimer precoce su base ereditaria, un dolore immenso e duplice, perché c'è il rischio forte di averlo trasmesso ai suoi 3 figli, trovando poi dolorosa conferma nella figlia maggiore, mentre è negativo il figlio maschio e l'ultima figlia non vuole fare il test specifico consigliato.
Alice Howland è una donna bella di 50 anni, moglie, madre e con una brillante carriera di docente di linguistica alla Columbia University di New York, per lei le parole hanno un valore enorme e sentire di perderle progressivamente insieme alla sua identità, alla sua storia, ai suoi ricordi, è veramente terribile, lo sarebbe per chiunque, ma per lei ha una perdita maggiore, tutto ciò che la rappresenta le sta sfuggendo velocemente e inesorabilmente di mano, anche se lei cerca in ogni modo, con l'ausilio di app del cellulare, di trattenere ed esercitare quello che ancora le resta. Alice avrebbe voluto mantenere il suo lavoro, ma le sue performance perdono sempre più qualità e gli studenti, che ignorano la causa, si lamentano, così è costretta ad un addio anticipato a quello che era un punto fermo e fonte di soddisfazioni. Il tempo passa e il declino veloce, un segno doloroso è quando assiste allo spettacolo teatrale in cui recita la figlia e quando Alice si avvicina per complimentarsi e darle le sue impressioni lo fa come fosse una spettatrice, non riconosce nella ragazza sua figlia. Julianne Moore ha interpretato perfettamente il dramma di Alice che combatte e perde la sua battaglia, perde se stessa, nella prima clip sotto tratta dal film Alice descrive alla figlia minore come si sente in rapporto alla malattia, lo riporto anche per scritto per i non udenti <Vedi, non è sempre lo stesso, voglio dire ho dei giorni buoni e dei giorni brutti, nei miei giorni buoni mi sento, come dire, come una persona normale, in quelli brutti mi sento come se non riuscissi a ritrovare me stessa, insomma io mi sono sempre definita in base alla mia intelligenza, alla proprietà di linguaggio, alla capacità di argomentare, adesso certe volte ho la sensazione di vedere le parole che galleggiano davanti a me e non riesco a raggiungerle, così mi perdo, non so chi sono e cosa perderò ancora...>.


Ho deciso di riprendere il tema del film perché mi ha profondamente colpito, sia l'interpretazione di Julianne Moore, sia come viene sviluppato il dramma dalla diagnosi alla perdita completa dell'Alzheimer, ma soprattutto il discorso che Alice scrive e legge, con l'ausilio di un evidenziatore per evitare di leggere due volte le stesse cose, di seguire il filo senza perdere le parole, all'Associazione Alzheimer e che vorrei ascoltaste nella seconda clip tratta dal film e presa da YouTube e che riporto testualmente, anche perché la clip parte a discorso iniziato e credo sia importante non perdere alcuna parola.



< Buongiorno, è un onore essere qui oggi. La poetessa Elizabeth Bishop una volta ha scritto:"l'arte di perdere non è difficile da imparare; così tante cose sembrano pervase dall'intenzione di essere perdute, che la loro perdita non è un disastro". Non sono una poetessa, sono una persona che convive con l'esordio precoce dell'Alzheimer e, in quanto tale, mi trovo ad apprendere l'arte di perdere ogni giorno. Perdo l'orientamento, perdo degli oggetti, perdo il sonno, ma soprattutto perdo i ricordi. In tutta la vita ho accumulato una massa di ricordi che sono diventati, in un certo senso, più preziosi tra tutti i miei averi. La sera in cui ho conosciuto mio marito, la prima volta in cui ho tenuto tra le mani un libro, la nascita dei miei figli, le amicizie che ho fatto, i viaggi per il mondo. Tutto quello che ho accumulato nella vita, tutto quello per cui ho lavorato con tanto impegno ora inesorabilmente mi viene strappato via. Come potete immaginare o anche come sapete, questo è atroce, ma c'è ancora di peggio. 
Chi ci può più prendere sul serio quando siamo così distanti da quello che eravamo? Il nostro strano comportamento e il nostro parlare incespicante cambia la percezione che gli altri hanno di noi e la nostra percezione di noi stessi. Noi diventiamo ridicoli, incapaci, comici ma non è questo che noi siamo, questa è la nostra malattia e, come qualunque malattia, ha una causa, ha un suo progredire e potrebbe avere una cura. Il mio più grande desiderio è che i miei figli, i nostri figli, la prossima generazione non debba affrontare quello che io sto affrontando, ma tornando all'oggi sono ancora viva, so di essere viva, ho delle persone che amo profondamente, ho delle cose che voglio fare nella vita, me la prendo con me stessa perché non riesco a ricordarmi le cose, ma ho ancora dei momenti nella giornata di pura allegria, di gioia e, vi prego, non pensiate che io stia solo soffrendo; seppure sto soffrendo io mi sto battendo, sto lottando per restare parte della realtà, per restare in contatto con quella che ero una volta, così "vivi il momento" è quello che mi dico, è davvero tutto quello che posso fare: vivere il momento e non massacrarmi più del necessario per imparare l'arte del perdere. 
Una cosa che cercherò di conservare è il ricordo di aver parlato qui oggi... se ne andrà, lo so che se ne andrà, potrebbe essere già sparito domani, ma è talmente importante poter parlare qui, oggi, come la mia vecchia ambiziosa me stessa che era tanto affascinata dalla comunicazione. Grazie di questa opportunità, ha un'importanza enorme per me. Grazie >.

Un discorso intenso e commovente che descrive meglio di ogni testo di medicina il dramma di chi ha l'Alzheimer e lotta per rimanere se stesso ogni giorno, più a lungo possibile, prima di perdersi completamente e di non riconoscere più i volti amati. Sono tante le malattie terribili, ma non oso immaginare il senso di smarrimento, solitudine e paura di un malato di Alzheimer, che vive in una realtà e con delle persone che non riconosce più, in balia di emozioni e pensieri forti... è orribile...

Il film non edulcora minimamente il dramma dell'Alzheimer, anzi sembra entrarci sempre più pesantemente, non esci a cuor leggero dopo aver visto il film, anzi si esasperano paure e dubbi, amplifichi l'importanza di ogni vuoto di memoria, anche se sai che quello dell'Alzheimer è diverso, ma alla fine l'accento non è sulla perdita di Alice così come era conosciuta, ma sull'amore che persiste e che accompagna la nuova Alice nel quotidiano diverso e difficile, vi propongo altre due clip, la prima in cui Alice racconta alla figlia minore il significato del ciondolo a farfalla che porta e che le ha regalato la madre, morta prematuramente in un incidente stradale con la sorella di Alice, l'ultima sul finale del film, in cui la figlia legge un testo teatrale scritto da lei alla madre e chiede ad Alice di cosa parla e lei risponde con una sola parola che riassume il senso di ogni vita, di ogni cosa: AMORE!


< sai quando ero ancora bambina, credo, in seconda elementare, la maestra mi disse che le farfalle non vivono a lungo, vivono un mese o giù di lì e rimasi sconvolta, quando tornai a casa lo dissi a mia madre e rispose: "si però sai, hanno una vita bella, anzi hanno una vita molto, molto bella" e questo mi fa pensare alla vita di mia madre e a quella di mia sorella e, in una certa qual misura, anche alla mia... >.



<.la figlia legge il testo che ha scritto e che termina così: ..perché niente è perso per sempre...in questo mondo c'è una sorta di progredire doloroso, desideriamo ciò che abbiamo lasciato indietro e sogniamo ciò che è avanti, o almeno credo che sia così... allora ti è piaciuto ciò che ho appena letto? lo sai di che cosa parlava? Alice risponde amore >.

Non so se troverete la voglia e la forza di vederlo per intero, io credo valga la pena, perché ci insegna ciò che conta davvero: l'oggi, spesso l'unica cosa che abbiamo, anche se siamo in perfetta salute...

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