Quando la terra trema...


L'Italia è un paese a forte rischio sismico, lo sappiamo da sempre, eppure quando senti la terra tremare, quando il palazzo di cemento armato ondeggia per le scosse di terremoto e, ancor più, quando i palazzi e le case crollano sugli abitanti, seppellendo tutto in pochi minuti, uccidendo... è un'altra cosa, sapere e fare esperienza sono due cose distinte. La terra ha tremato ad Ischia due giorni fa, un'isola bellissima piena di turisti nel periodo più caldo e scelto per le vacanze dell'estate, due vite sono state spezzate e ci sono stati molti feriti, commovente la storia della famiglia sopravvissuta al crollo della loro casa, papà, mamma incinta e tre fratellini...ma oggi dobbiamo fare memoria di un'altro terremoto che ha ucciso 299 persone e cambiato per sempre la vita dei sopravvissuti.
Oggi è il primo anniversario del terremoto che ha devastato il centro Italia, la cui prima terribile scossa è iniziata alle 3.36 del 24 agosto del 2016 di magnitudo 6.0, ma che è proseguito come sciame sismico e nuove scosse per i mesi successivi ed in particolare il 30 ottobre con magnitudo 6.5 e il 18 gennaio 2017 di 5.5, sono stati mesi orribili per gli abitanti delle province del Lazio, delle Marche, dell'Umbria, dell'Abruzzo e, in modo particolare, per quelli dei centri più colpiti: AmatriceAccumoli e Arquata del Tronto
Era tanto che volevo parlare di questo evento, l'ennesimo che ha fatto piangere l'Italia intera e che ha provato duramente le persone colpite, ma anche chi è intervenuto, subito e nei mesi che sono seguiti, a portare soccorso, a salvare chi poteva essere salvato ed a restituire ai propri cari coloro che purtroppo sono morti sotto le macerie, ma non sono riuscita a scrivere niente fino ad ora...
Quella notte del 24 agosto scorso la ricordo bene, stavo molto male per delle serie infezioni urinarie che mi hanno tormentato dalla fine di giugno, causate dal ristagno delle urine in una vescica che stava smettendo di funzionare e che ha portato poi all'inserimento di un catetere vescicale a permanenza, che ha risolto un problema ma ha peggiorato le infezioni in corso, non rispondevo agli antibiotici e avevo dolore e febbre ricorrenti, è stata un'estate afosa, anche se non infernale come questa, ed io ero costretta a letto, con la sgradevole sensazione di avere caldo e freddo al tempo stesso, con affanno, fame d'aria, con brividi forti, persistenti, e disidratazione che causava disorientamento e confusione. Quella notte ero sveglia, quando all'improvviso ho sentito il letto (il mio è incassato in un grosso armadio) che veniva cullato fortemente e le bottiglie dell'acqua Vitasnella (liberate dalle confezioni per togliere i punti che stavo raccogliendo per un concorso a premi) vibrare l'una con l'altra, Cleo dormiva nella sedia accanto al letto e si è destata spaventatissima, ha iniziato a miagolare ed ho compreso che non stavo sognando e che era veramente in corso un terremoto, la cui durata, per la prima volta in vita mia, non è stata breve e fugace come le precedenti, in cui non hai il tempo di avere paura, mi sono spaventata molto ed il pensiero è corso subito alle persone che abitavano vicino all'epicentro, tuttavia non ho pensato che il terremoto poteva essere forte e devastante come è stato e che, proprio in quel momento, delle persone stavano morendo.
Quando ho acceso il cellulare ho letto su Twitter i primi messaggi che iniziavano a girare ed ho letto che il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, aveva comunicato a Radio Rai che la città era devastata (il paese non c'è più, sotto le macerie ci sono decine di persone) e che moltissime persone erano sotto le macerie, erano passati pochissimi minuti dal terremoto ed ho, erroneamente, pensato fosse un'esagerazione, segno che portavo dentro il cuore una forte resistenza a rendermi conto della gravità dell'evento, non riuscivo a credere che un terremoto che a Roma si era percepito chiaramente e che aveva "cullato" il mio armadio poteva altrove, nemmeno tanto lontano, uccidere, eppure era ancora aperta la ferita del terremoto de L'Aquila, che mi ha fatto piangere e stare male per giorni, quindi sapevo che il terremoto, laddove non ci sono misure antisismiche (praticamente in tutta Italia), uccide... 

Ho avvertito il terremoto anche durante la mia permanenza in Giappone, a Tokyo, e mi aveva colpito quanto la popolazione fosse preparata a questo evento (uno dei tanti che minaccia il Giappone: vulcani, tsunami, terremoti,...) e come le strutture antisismiche potessero incassare terremoti di magnitudo molto superiore a quelli successi in Italia, facendole vibrare vistosamente ma senza creare danni a persone e strutture, in Giappone il pericolo più grande è quando l'epicentro è nel mare e provoca l'alzarsi di onde anomale impressionanti, come purtroppo è accaduto in modo agghiacciante l'11 marzo del 2011, che ha provocato il maremoto (tsunami) più devastante registrato nel paese, e il quarto in tutto il mondo, inghiottendo case, abitanti, animali come testimoniano le terribili immagini, con oltre 15000 morti accertati ed altrettanti dispersi e con le terribili conseguenze del disastro nucleare di Fukushima e numerose conseguenze in tutte le città colpite e nella capitale. 
Il paragone col Giappone non regge, anche perché l'opera di ricostruzione è stata attivata subito e si è conclusa prontamente, mentre nel nostro paese vi sono tempi infiniti e trafile burocratiche che veramente offendono la dignità delle vittime e dei sopravvissuti dei terremoti ultimi e precedenti.

Al sorgere del giorno le conseguenze del sisma della notte del 24 agosto sono state drammaticamente evidenti, anche se subito si è attivata la macchina dei soccorsi, un termine inappropriato che indica numerose vite di volontari della protezione civile, dei vigili del fuoco, delle unità cinofile con i cani esperti nella ricerca di sopravvissuti, del soccorso alpino, del 118, di medici, infermieri, operatori sanitari del soccorso e di tutti coloro che, civili, si sono resi disponibili per dare una mano come e dove possibile, anche solo restando accanto ai sopravvissuti, ammutoliti e impolverati testimoni delle devastazione che ha inghiottito tutta la loro vita, i loro vicini, amici, parenti, mi viene subito alla mente quel papà di famiglia, unico sopravvissuto perché panettiere e quella notte era al lavoro, mentre moglie e figli sono morti intrappolati nelle macerie della sua casa, ma sono tante le storie che si sono intrecciate in quei giorni e nei cuori di tutti.
E' difficile capire ed accettare che quello da tutti considerato il luogo più sicuro, la casa, possa sbriciolarsi e diventare luogo di morte e di pianto... è difficile accettare che il terremoto venga come un ladro, di notte, di sorpresa, a toglierti tutto ciò che hai: vita, affetti, casa, ... oltretutto non solo il terremoto è arrivato di notte ad Amatrice, ma d'estate e nei giorni di preparazione ad una festa gastronomica tipica del paese, che si svolge proprio l'ultimo fine settimana di agosto, la sagra dell'Amatriciana, il cui simbolo principale era rappresentato dall'Hotel Roma, che era pieno di ospiti per l'occasione e che è stato raso al suolo dal terremoto, i morti del 24 agosto sono 299 e 388 feriti, il numero più alto proprio ad Amatrice, piena di residenti e turisti come ogni estate.

I terremoti successivi hanno creato numerosi danni e isolato frazioni, soprattutto quello del 18 gennaio, in uno degli inverni più rigidi degli ultimi anni, con forti e persistenti nevicate, quel terremoto ha portato come conseguenza un'altra tragedia, una valanga che ha travolto e distrutto l'hotel Rigopiano-Gran Sasso Resort, a Rigopiano, nel comune di Farindola, in Abruzzo, uccidendo 29 persone mentre 11 sono stati i sopravvissuti, tra cui bambini che erano in vacanza con i genitori e che sono rimasti orfani, una tragedia terribile in un Abruzzo già messo a dura prova da terremoti ed abbondanti nevicate.

Sono trascorsi diversi mesi da questi eventi dolorosi, ma la ferita è ancora aperta nei sopravvissuti e nei parenti, negli amici delle vittime, ma anche dentro di noi rimane indelebile il ricordo di quei giorni, in cui l'unica cosa bella è la solidarietà che scatta istantanea nel nostro paese, sia verso altri paesi che internamente, e l'impegno, il sacrificio, il lavoro incessante e doloroso dei soccorritori che, fino all'ultimo, lottano per salvare chi può essere salvato e attende per ore, in condizioni terribili, senza potersi muovere, solo e spaventato, di essere tirato fuori e di restituire almeno i corpi ai familiari angosciati che aspettano, un tempo interminabile e confuso, nell'alternarsi di speranza, paura e dolore, una risposta, almeno di poter rivedere ed abbracciare i propri amati che hanno perso la vita.

Preghiamo in silenzio e uniti per le vittime di queste calamità naturali e per i sopravvissuti che aspettano ancora una casa, delle risposte, dei servizi, di poter riprendere a vivere e lavorare, di poter andare avanti, e preghiamo perché chi ci governa, chi decide, la smetta di proferire promesse e parole a vanvera, e parli con fatti concreti, con una presenza reale delle istituzioni e con l'opera di ricostruzione verso cui tante persone hanno dato il proprio contributo economico senza vederla concretizzata. Una parola ultima vorrei spenderla per quella che nel nostro paese fatica proprio a realizzarsi, la prevenzione. E' vero che non si può gettare giù e ricostruire tutta Italia con misure antisismiche ad hoc, tuttavia si possono mettere in sicurezza le strutture pubbliche e private, si possono incentivare i servizi, mi viene in mente quei mezzi spazzaneve contati e non tutti adeguatamente funzionanti di cui si è lamentata l'assenza questo inverno, ecco si può verificare che siano presenti in numero adeguato e funzionanti, si può fare molto in termini di prevenzione, anche per affrontare i terremoti, evento monitorato e studiato 24 ore su 24 dall'Istituto di Vulcanologia e Sismologia, evento imprevedibile, ma prevenire e limitare i danni a persone e cose è un dovere morale ed un impegno primario nell'agenda governativa del Paese; di prevenzione se ne parla tanto, fino alla nausea DOPO che sono accadute le tragedie, ogni volta si elencano le cose da fare e no fatte, si polemizza, si accusa, si cercano i responsabili delle inadempienze, ma le parole non bastano, si fa poco o nulla PRIMA che le calamità naturali accadano, cerchiamo invece di darci da fare prima, oltretutto i soldi necessari da investire nella prevenzione, a 360 gradi su tutti i fronti, sono sicuramente di molto inferiori a quelli necessari nel dopo (soccorsi - vigili del fuoco, soccorso alpino, militari, medici, infermieri, operatori del 118, ecc -, ricostruzione, messa in sicurezza, assistenza totale a sfollati e sopravvissuti, ecc...), come per tutto basta organizzarsi e far funzionare le cose, sappiamo farlo in Italia e lo si vede nel soccorso e nell'intervento immediato post tragedie, solo che fatichiamo o ci blocchiamo, per chissà quale cavillo o motivo, quando dobbiamo agire prima... 
Il dolore di queste tragedie non può restare fine a sé stesso, i morti meritano rispetto e la presa di coscienza che non devono ripetersi i medesimi errori, fare memoria significa anche impegnarsi affinché non accada mai più a nessun altro, tutto questo dolore va canalizzato nell'impedire che queste tragedie si ripetano, che certi errori ed inadempienze non vengano più commessi, che certe lungaggini burocratiche e passaggi inutili tra uffici e uffici impediscano di verificare o far arrivare strumenti e mezzi necessari, tutto quello che è in nostro potere fare va fatto e subito, oggi, non domani, perché i terremoti continueranno e troppi paesi e persone sono a rischio, non possiamo limitarci alla conta dei danni e delle vittime, non possiamo continuare a parlare nel dopo di quello che si doveva e poteva fare prima, lo dobbiamo a chi non c'è più e a chi ha il cuore lacerato per queste tragedie.

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