La virtù della pazienza

(Foto personale di mio fratello)

La pazienza è la virtù dei forti, quante volte abbiamo sentito e pronunciato queste parole? Infinite... e sappiamo quanto sia difficile far maturare questa virtù nel nostro cuore e nella nostra vita, siamo tentati continuamente dal volere tutto e subito, perché aspettare è molto difficile, sia nelle cose normali del quotidiano, come l'attesa dal dottore, in ospedale per visite ed esami, alla posta, alle fermate dell'autobus, ... di persone pazienti non se ne incontrano più molte, tutti abbiamo fretta, andiamo di corsa da un impegno all'altro ed ogni motivo di attesa lo viviamo come un intralcio, un impedimento, una perdita di tempo. 
Io vivo in una città, Roma, molto caotica, confusionaria, stritolata tra il traffico, lo smog, l'inquinamento ambientale e acustico, sempre meno sicura, con strade piene di buche, blocchi per la costruzione (infinita) della nuova metro C, ormai non la vivo quotidianamente in lungo e largo, la vivo dagli echi che raggiungono la finestra della mia camera, che si affaccia su un incrocio molto trafficato, echi di clacson, sirene di ambulanze e forze dell'ordine, grida e insulti verso chi OSA parcheggiare rallentando solo un momento la circolazione o verso chi OSA fermarsi con il semaforo giallo o rosso, perché è molto meglio fare i furbi e rimanere bloccati al centro dell'incrocio intralciando il passaggio a quelli col semaforo verde piuttosto che lasciare l'incrocio libero... ogni giorno, più volte, anche in questi mesi estivi, mi arrivano le urla di chi litiga in auto o tra auto e motorini, le urla degli ubriachi già alle 9 di sera, quando sembra scattare il coprifuoco lasciando spazio solo a loro... Roma è cambiata tanto, al punto che molti romani (e mai sarebbe accaduto fino a pochi anni fa...) vorrebbero abbandonarla se ne avessero la possibilità economica e lavorativa, me compresa, ma soprattutto noto che le persone sono cambiate: sguardi bassi, diffidenti, schivi, spenti, arrabbiati, impazienti, alcuni più rassegnati altri più nervosi e la maggior parte impazienti, te ne accorgi dalle espressioni che fanno quando entrano in un negozio e ci sono due/tre persone prima di loro e devono attendere un lasso di tempo minimo per essere serviti...
Noi tutti viviamo l'attesa con frustrazione, non ci piace aspettare, non ci piace rallentare, fermarci, perché? Ognuno può dare le sue risposte, io posso dire che non mi piaceva, e fatico anche ora, fermarmi perché mi costringeva a pensare e riportare a galla frustrazioni, tristezze, paure, per cui molto meglio correre e fare in continuazione, un detto dice chi si ferma è perduto e riflette bene questa compulsione continua a fare e non fermarsi mai, finché devi fermarti per forza, la sera, il corpo necessita di fermarsi e riposare e qui scopriamo quanta fatica facciamo a lasciarci andare anche al sonno, anche qui vorremmo addormentarci subito, altrimenti al posto delle pecore conteremmo i pensieri, le preoccupazioni, le angosce di oggi e di domani, i desideri che sono rimasti tali e quelli che spingono alla porta del cuore, no, troppo doloroso, meglio dormire subito e se non spontaneamente, giù ansiolitici a go go, tutto pur di non pensare, di non aspettare e vedere cosa accade.

Crediamo l'attesa come un tempo perso, infruttuoso, inutile, un intralcio, quando invece è e potrebbe essere, a seconda di come lo viviamo, un tempo fecondo e la pazienza la via per accorgercene, l'occasione per cogliere quanto di buono la vita (e soprattutto Dio, per i credenti) vuole donarci, anche se programmiamo tutta la vita come una corsa a tempo tra un impegno e l'altro, tra lavoro e famiglia, la vita segue altri ritmi e, a volte, pur se non lo vuoi, ti costringe a fermarti: un lutto, un incidente, una malattia, ecc... eventi che noi non mettiamo minimamente in programma ma che possono far parte della nostra vita e che ti cambiano la visuale, i connotati del cuore, per cui vedi le cose in maniera diversa, secondo prospettive nuove, cose che fino a ieri erano importanti oggi possono non esserlo più. 
La mia vita ha incontrato diversi eventi fuori programma, soprattutto lutti improvvisi e malattia, quando li attraversi sul momento ti senti come dentro una centrifuga, tutto sotto sopra, tutto diverso e, pur avendo costantemente la tentazione, non riesci più a correre come prima, anzi sembri andare al rallentatore, in slow motion (termine molto usato in campo sportivo), rispetto agli altri, rispetto al resto del mondo, che continua ad andare avanti come niente fosse, in fondo per lui non è cambiato nulla, è la nostra vita ad essere cambiata, a volte radicalmente. Lutti e malattia mi hanno insegnato che l'attesa a volte è proprio quello di cui abbiamo maggiore bisogno, un tempo fecondo per noi, anche se apparentemente vuoto e inutile per il mondo, in cui dobbiamo ricostruirci e riconoscerci per ritrovare nuovi spunti di vita, nuove motivazioni e la forza che celiamo in fondo al cuore e la pazienza è un ancora di salvezza cui aggrapparci per affrontare questi eventi imprevedibili, quando sei malato la pazienza diventa una necessita, viceversa non riusciresti ad affrontare ed accettare tutti i cambiamenti, spesso radicali, che la malattia comporta, tuttavia non è una virtù che solo i malati devono coltivare, nel mondo di oggi siamo tutti arrabbiati con chi ci governa, con chi non fa quello che dovrebbe, con chi ci deride e non ci aiuta, con chi ci abbandona, siamo frustrati per le difficoltà economiche e l'assenza di prospettive e sicurezze, sia attuali che future, siamo preoccupati, ansiosi e terrorizzati da tutti i fatti di violenza e terrorismo, siamo stritolati tra il bisogno di aiutare chi sta peggio di noi (migranti e rifugiati che fuggono da guerre, regimi oppressivi, fame e povertà) e la necessità di essere aiutati lì dove manca tutto e non viene garantito nemmeno il minimo, ecc...
quanto abbiamo tutti bisogno di pazienza, siamo esasperati e i motivi sono tanti, i media continuamente li risaltano facendoti sentire peggio, ingigantendo certe problematiche e non dando voce ad altre, nascondendone altre ancora, per quanto giustificati lamentarci non serve a nulla, arrabbiarsi gli uni con gli altri non serve a nulla se non a peggiorare situazioni già difficili, fermiamoci tutti un momento, facciamo un passo indietro, facciamo silenzio, dentro e intorno a noi, prendiamoci del tempo per riflettere con calma, cerchiamo soluzioni possibili, reali e concrete, agendo per piccoli passi e coltiviamo questa virtù della pazienza, perché può anche capovolgere le situazioni in nostro favore, facendoci scorgere ciò che, senza, proprio non vediamo, può aprirci occhi e menti e farci comprendere che è utopico attendere che le risposte vengano sempre dall'altro, certo dovrebbero, ma quando non vengono bisogna tutti impegnarci in soluzioni costruttive, come durante una nuotata a staffetta, dove ognuno fa la sua parte e tutti insieme arrivano anche dei risultati.
I problemi sono tanti e gravi, sia di ognuno di noi sia della nostra società, coltivare rabbia e frustrazione non risolve, anzi peggiora, proviamo strade alternative, ci sono sempre solo che non le vediamo, coltiviamo la pazienza, nelle piccole e nelle grandi situazioni, e potremo vedere e fare la differenza... per la mia esperienza posso testimoniare che tutto è grazia, anche quello che sul momento sembra solo sgradevole, un intralcio o una disgrazia, anche quelle perdite affettive che sono così dolorose possono donarci uno spiraglio di luce, anche solo mostrando tutto l'amore che, nonostante tutto, continua ad essere e non finisce mai... sta a noi voler cogliere tutto il bello che c'è...
< Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno > (Romani 8,28

Commenti

  1. Grazie amica del mio cuore! Riesci sempre a risollevarmi, tu sempre piena di parole di speranza e di saggezza!

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