(Fonte immagini: web)
Carissimi amici, dopo un bel pò di tempo riesco a riprendere il computer e continuare questo viaggio insieme con voi, chi mi segue da molto sa che le assenze sono sempre legate a problemi di salute, in questi mesi ho affrontato nuove complicazioni, nuove visite, esami e un lungo day hospital neurologico, ho combattuto infezioni ricorrenti resistenti agli antibiotici che hanno duramente provato il mio fisico e ho dormito tantissimo, di giorno e di notte, per recuperare credo, quindi è mancata la lucidità e la forza per scrivere, ma non le idee, le parole, se avessi potuto scrivere con il pensiero avreste molte cose da leggere anziché lunghi giorni senza parole, pagine bianche seppure intrise di vita, di fatica, di lotta, di preghiera e di speranza...
Non posso programmare nulla per cui troverete aggiornamenti sul blog quando sarà possibile, scrivere è sempre stato il mio linguaggio, il mio modo di esprimere e dar libero sfogo alla mia anima, non poterlo fare come e quanto vorrei mi pesa molto, le infezioni hanno fiaccato la mia resistenza e minato la mia lucidità, i problemi di memoria sono peggiorati e, da qualche tempo, provo la sgradevole sensazione di veder scivolare via le parole, come se dimenticassi il significato o non riuscissi a legarle in un discorso nel modo giusto, forse anche per questo il mio cervello sta chiedendo questo surplus di sonno, forse non sapete che nel riposo il cervello si auto risana, riformula i collegamenti interrotti a causa di emorragie, ischemie (laddove sia possibile, ovvero quando la zona interessata è piccola, circoscritta e non coinvolge aree fondamentali, come quella del linguaggio, del movimento, della memoria,...), le cellule cerebrali sono le uniche a non riprodursi, una volta morte è fatta, tuttavia i collegamenti tra esse degli impulsi nervosi possono creare, dove è possibile, nuove vie bypassando quelle danneggiate, come quando l'autostrada è bloccata e si esce percorrendo vie alternative e questo processo ha bisogno di tempo e riposo (usando la stessa metafora per non bloccare ulteriormente il traffico, i lavori sulle strade ad alta percorrenza si eseguono - o dovrebbero essere eseguiti - di notte), per questo dopo grossi traumi, interventi ed eventi ischemici/trombotici/emorragici si mette il cervello a riposo col coma farmacologico, un coma indotto e controllato dai farmaci per dare tempo e modo al cervello di creare nuovi collegamenti e guarire, viene con sé che, quando la zona danneggiata è ampia e/o l'emorragia importante al punto da soffocare letteralmente il cervello, questo muore e non ha più possibilità di guarigione né di sostenere tutte le attività vitali che hanno il loro centro in questo misterioso (non conosciamo tutto perché si può studiare direttamente solo un cervello morto o fare diversi esami e test indiretti, che però non possono scrutare ogni zona, il cervello è un organo molto complesso, il più importante e insostituibile) e affascinante organo e si parla di morte cerebrale, accertata e documentata dall'assenza di attività elettrica, una serie di linee piatte che non lasciano alcuna speranza per la persona e che, per contrasto, apre un ventaglio di speranze per altre persone quando viene dato il consenso alla donazione di organi, un consenso che invito cordialmente a dare, è un modo per far nascere qualcosa di buono da una situazione che sarebbe soltanto tragica e dolorosa, vi assicuro che, contrariamente a quanto alcuni pensano, non viene fatta con superficialità una diagnosi di morte cerebrale e che, prima di procedere all'espianto degli organi, c'è una lunga e seria procedura; quando i familiari ed amici vengono attraversati da questa spada di Damocle il dolore e la disperazione sono tali che non tutti sono in grado di accettare la fine di ogni speranza di guarigione e di pensare alla donazione degli organi, per sollevarli invito tutti voi a dare il libero consenso in prima persona, si può fare al proprio comune di appartenenza facendolo aggiungere direttamente sul documento d'identità, come ho fatto io.
Vorrei spendere ancora qualche parola per dire che, quando amici e familiari, vedono il proprio caro, cui hanno diagnosticato una morte cerebrale, attaccato alle macchine che, solo temporaneamente, sostengono gli organi, facendo battere il cuore, respirare i polmoni e tenere caldo il corpo, istintivamente sono avvolti dall'illusione che si possa risvegliare e quindi vogliono che i medici mantengano questo stato più possibile, ma come ho detto è un'illusione perché la persona è morta, il suo cervello è morto e non può più regolare le funzioni vitali (che vanno oltre un cuore che batte e i polmoni che respirano passivamente), quindi, anche restando attaccata alle macchine, gli altri organi vitali inizieranno a cedere uno dopo l'altro, reni e fegato non riusciranno più a smaltire le tossine, il sistema immunitario non riuscirà più a difendere dalle infezioni, fino a che anche il cuore e i polmoni si arresteranno, con tutte le macchine, è una morte dolorosa al rallentatore per i familiari, perché la persona essendo già morta cerebralmente non soffre, per questo i medici invitano a staccare le macchine (in questo caso preciso non è eutanasia perché la persona è già morta, semmai è evitare un inutile accanimento terapeutico!) e propongono la donazione, una volta che gli organi cedono questa non è più possibile e resta solo il dramma di una perdita.
Va distinto dalla morte cerebrale vera e propria il coma, di cui esiste una scala di valutazione che, detta semplicemente, va dal coma reversibile (in cui il cervello è vivo e il paziente può risvegliarsi) a quello irreversibile (in cui i danni sono troppo estesi e si arriva alla morte cerebrale), esiste anche quello che viene definito stato vegetativo permanente, in cui il cervello è vivo, ma i danni coinvolgono zone importanti per cui non è possibile tornare indietro, il paziente è vivo, può avere gli occhi aperti, fare dei versi e dei movimenti, ma non è possibile guarire completamente, non può alimentarsi da solo, può avere una tracheostomia e va assistito 24 h su 24, sono quelle condizioni, in genere post traumi gravi come un incidente in macchina o col motorino, che molte persone non ritengono una vita degna di essere vissuta per cui spingono verso l'eutanasia, esercitando ogni potere giuridico, così è purtroppo stato per Eluana Englaro. Io ho conosciuto diversi di questi pazienti e, vi assicuro, hanno una voglia di vivere così forte che la esprimono in ogni modo, quello che è certo è che i familiari hanno bisogno di essere supportati per assisterli in tutte le loro necessità, aiuto fisico, economico e psicologico.
Dopo questa lunga parentesi torno al tema principale del post, dovete scusarmi ma un pò è deformazione professionale da ex infermiera ed un pò sostengo molto il dono drammatico e meraviglioso della donazione di organi, che fa fiorire la vita e la speranza dove sarebbe solo morte, dolore e disperazione.
In questi ultimi mesi sono stata particolarmente provata, per diverse ragioni non solo per la malattia, ed ho avuto momenti difficili in cui mi sono sentita venire meno, in cui mi sono sentita sola, sconfortata e anche disperata, attimi terribili e infiniti di buio totale, in cui solo Gesù Cristo e la Sua e nostra Mamma Santissima possono riprenderti e sollevarti e solo la fede far fuggire le tenebre.
Dio Padre non abbandona nessuno, anche quando non sentiamo nulla e temiamo di essere soli, Egli sempre ci è accanto e lo dimostra in moltissimi modi, quando sembri essere solo cieca e di non capire più niente, puoi scorgere un riflesso della Luce del Suo Volto su altri volti, quelli delle persone che Egli ti mette nel cammino.
Ho sperimentato diverse volte nella vita che le amicizie che sceglievo io e che mi intestardivo nel rincorrere, nonostante tutto l'impegno (io nelle relazioni investo tutta me stessa, mi dono completamente e faccio tutto il possibile per l'altro, non so amare in modo superficiale e/o con la data di scadenza e non sono molto brava a stabilire e non superare i confini...) queste persone sparivano presto dalla mia vita, mentre quelle che non ho cercato e che il Signore ha messo sul mio cammino sono finite per diventare le più vere ed importanti della mia vita, di età assortita, dai 30 a oltre 80 anni (fatta eccezione per il dono grande della mia Cleo, una meravigliosa panterina di quasi 9 anni!😍😉), vicine e/o solo fisicamente lontane, concrete e cosiddette virtuali, persone speciali che mi vogliono bene davvero e che mi circondano con il loro amore, aiutandomi in molti modi.
Mi sorprende dolcemente l'infinita tenerezza di Dio e l'amore vero e generoso di queste persone, mi sorprende l'amore gratuito, che non chiede nulla in cambio e vuole il tuo bene, non ci sono molte dimostrazioni di questo amore. Una di queste persone l'ho conosciuta solo di recente, tramite il blog, e per il tempo di un battito di ali è diventata una presenza molto importante, un sostegno, un ascolto e un luogo di comprensione e affetto che mi ha risollevata in un momento molto difficile, non conosce il mio viso di oggi (gonfio, pallido, con occhiaie tipo panda gigante, il mio corpo è cambiato, il peso aumentato per cui non mi faccio più fotografare e non uso la mia foto nei miei profili social, anche per motivi di sicurezza e privacy, alcuni le prendono per aprire profili falsi...), conosce a mala pena la mia voce, così debole, roca, affannosa, eppure le ho aperto il mio cuore con una semplicità disarmante ed ho trovato un cuore caldo, sofferente e forte al tempo stesso, profondamente generoso e sensibile, attento e premuroso, altruista e gentile, mi ha fatto anche un dono materiale molto importante che certamente donerà sollievo alla mia vita e vorrei ringraziarla di vero cuore e consigliarvi anche di visitare il suo blog, davvero molto interessante PoesieIntornoAlFuoco.
Frida è il dono più recente di Dio, ma non l'unico, l'amicizia vera ti sostiene veramente e quelle vere e significative sono quelle che Egli mette sulla nostra strada, le relazioni vere non sono quelle che rincorri continuamente, affannosamente e inutilmente, ma quelle che camminano verso di noi e ti camminano accanto verso qualcosa, sono quelle che non fuggono quando la vita ti mette a dura prova o sbatte duramente al tappeto, che non restano con te solo quando le cose vanno bene, quando ci si diverte, quando si percorrono tratti di strada belli e piacevoli, ma quando affronti dure ed aspre salite, quando c'è tanta nebbia che non scorgi nemmeno dove la vita ti sta portando, quando il buio atterrisce la tua anima e l'acqua sale fino a sommergerti ed hai paura di non farcela. Gli amici sono quelli con cui condividi i pesi, le gioie, le lacrime, gli affanni e momenti importanti reciprocamente, come dice quest'ultima immagine che ho scelto dal web, quello che davvero conta e aiuta, e che, purtroppo, non è così scontato né naturale, è semplicemente esserci, spesso non ci è chiesto di fare qualcosa di particolare, di dire cose speciali, ma di restare accanto gli uni gli altri, anche solo ascoltare uno sfogo fa molto bene, perché non ci fa sentire soli, allevia quel peso opprimente che schiaccia il cuore e allenta la tensione negativa che provoca.
Spesso il senso di inadeguatezza, la paura di non essere all'altezza della situazione, come anche quel radicato egoismo che ci portiamo dentro tutti che ci tenta affinché non ci mettiamo in gioco fino in fondo e non ci sporchiamo le mani per gli altri, rimanendo nel confine angusto e comodo del farci i fatti nostri, quanto spesso sentiamo questa frase deresponsabilizzante nelle piccole e grandi situazioni della vita quotidiana? A mio avviso troppe... Non vogliamo rimetterci, essere troppo coinvolti, soffrire, così ci relazioniamo a confini stretti, superficialmente, parlando del più e del meno, di temi semplici, facili, in cui non è necessario che esca qualcosa di noi e di cosa proviamo/pensiamo realmente e se avvertiamo che qualcuno o qualcosa possa rischiare di coinvolgerci ce la filiamo, in modo indiretto, allentiamo fino al punto di troncare tutto, potete dirmi qualcosa di più doloroso di una vita vuota e superficiale? senza legami veri su cui poter contare?
E' vero amando e legandoci a qualcuno rischieremo sicuramente di soffrire, spesso proprio le persone che amiamo di più ci fanno soffrire, così come anche noi facciamo soffrire, volontariamente e non, fa parte della vita, ma possiamo anche perdonare, coltivare la pace, vivere la gioia e continuare ad amare, donare e ricevere, restando tutto il tempo possibile con chi amiamo e ci ama, finché Dio ci chiamerà a sé, senza il rimorso del non detto, non fatto, non perdonato, non amato... verso le persone che non ci sono più e che hanno lasciato un vuoto enorme dentro noi, saturo di tutto quello che non è stato vissuto e del non abbastanza.
La vita è un dono prezioso e dobbiamo vivere ogni giorno che ci viene donato pienamente, facendo il nostro dovere meglio possibile questo si, ma senza restare schiavi del lavoro e degli impegni e senza trascurare i legami familiari e personali che contano, ricordiamo che nulla è scontato e dovuto, non dobbiamo pretendere o aspettarci nulla, ma accogliere tutto come dono di Dio perché lo è, anche quelle situazioni che sembrano solo dolorose e pesanti, c'è un disegno più grande della nostra capacità di comprendere ed è per il nostro bene, perché Egli volge tutto per il nostro bene e se permette che la vita ci metta a dura prova non è certamente perché ci vuole male o punire, ma perché è la vita e comprende anche dolore, sofferenze, morte e lacrime. Gesù si è incarnato ed ha vissuto tutto prima di noi, compresa la più atroce delle sofferenze e delle morti, ma è risorto ed è apparso vivo, con i segni evidenti della Passione, ormai non più dolenti, Egli ci ha mostrato come affrontare la sofferenza e ci aiuta oggi a portare le nostre, non ci toglie la croce, ma la porta con noi fino al termine di questa vita terrena per poi entrare con Lui nella vita eterna.
Tutto è grazia, tutto è dono, siamo docili e sensibili nel cogliere e vivere le infinite tenerezze di Dio che ci sollevano nel cammino quotidiano, apriamo il cuore ai suoi doni ed alle persone che incontriamo lungo il cammino, saranno perle luminose nella nostra vita.
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