La musica rende liberi


              
“Il violino di Auschwitz”, di Anna Lavatelli, illustrazioni di Cinzia Ghigliano, casa editrice Interlinea, tratto da una storia vera, ha un’originale voce narrante: il violino, appartenuto a Eva Maria Levy. La famiglia Levy, composta dalla madre Egle Segre, da Eva Maria e dal fratello Enzo, fu costretta, in seguito all’emanazione delle leggi razziali in Italia, a lasciare Torino per fuggire in Svizzera. A Tradate, sosta obbligata per passare il confine, i Levy furono nascosti dalla famiglia Sternfeld ma, il 12 novembre del 1943,  la Gestapo li arrestò e li mise su un convoglio pieno di ebrei, destinato al campo di concentramento di Auschwitz. Qui, vennero divisi: la madre fu subito destinata alla camera a gas, Enzo fu trasferito al sottocampo di Monovitz, Eva Maria rimase ad Auschwitz. La giovane, che suonava il violino, entrò a far parte dell’orchestra del campo. 
Enzo, riuscì a far avere alla sorella un foglio, su cui aveva disegnato un rigo musicale e aveva scritto in tedesco: “La musica rende liberi”. Eva Maria nascose il foglio nella cassa armonica del violino.
Per ragioni che non sono note, lo strumento si ruppe ed Eva Maria, iniziò a lavorare insieme alle altre deportate. Non sopravvisse alle dure condizioni del lager; Enzo, unico superstite della famiglia, al momento della liberazione, recuperò il violino, lo portò da un liutaio di Torino per farlo riparare ma, non lo ritirò mai. Carlo Alberto Carutti, collezionista di strumenti musicali d'epoca, lo trovò presso un antiquario di Torino nel 2014, lo acquistò e, al suo interno, trovò il foglio scritto da Enzo, e in seguito venne a conoscenza della storia della famiglia Levy. Attualmente, lo strumento è conservato al Museo del violino, Fondazione Stradivari di Cremona.
Il libro è destinato ai bambini dagli otto anni in su ma, è adatto anche agli adulti o, meglio ancora, alla lettura congiunta di un adulto e di un bambino. La musica, l’arte, la letteratura, l’amore per esse, l’amore per la vita, superano l’odio e vanno al di là della morte.

Federica Tarquini


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