"Father and son"... genitori oltre il sangue

(Fonte immagini web)

E' curioso come mi trovo a scrivere questo post proprio nel giorno della festa del papà, come sapete cerco di programmare i post in anticipo nei giorni buoni, quelli in cui il dolore si attenua e mi consente di stare seduta per un tempo, in genere l'unica posizione in cui sto meglio è quella supina, ma per scrivere è un pò scomoda! Oggi voglio presentarvi un altro film giapponese, che è più recente, rispetto ai precedenti, perché è del 2013, ma io l'ho visto un paio di mesi fa in streaming su MyMovies (https://www.mymovies.it/film/2013/soshitechichininaru/live/?t=vod) e ci rivela uno spaccato della realtà giapponese che ignoravo, un tema molto delicato: lo scambio di culle alla nascita, in questo caso volontario.
Il titolo del film in italiano è quello che leggete nella locandina sopra, mentre in giapponese è, con i caratteri romaji, che traducono gli ideogrammi in lettere dell'alfabeto per rendere agevole la lettura, per fare un esempio ci sono molti giovani in Europa che, appassionati della musica pop (jpop) giapponese e delle sigle degli anime - cartoni animati - hanno imparato i testi delle canzoni a memoria pur senza comprendere totalmente il significato, sul momento, e le ripetono durante i concerti o le esibizioni oppure come cover su YouTube. Ritornando al titolo è Soshite chichi ni naru (diventare padre) ed è girato dal regista Hirokazu Kore'eda, autore di diversi film in cui affronta le relazioni e le famiglie, ne ho apprezzati diversi, per questo ha vinto il premio della critica al Festival di Cannes e per un altro anche la palma d'oro.


In questo film s'intrecciano le storie di due famiglie completamente diverse, per ceto sociale, valori, caratteri, all'inizio sembra impossibile anche solo ipotizzare un legame tra le due, non perché non si desideri, ma per la rigidità di un membro delle due, un uomo molto rigido, completamente assorbito dal senso del dovere e dal lavoro, che tenta di dare a suo figlio ciò che a lui è mancato, una posizione sociale agevole e solide basi per un futuro sereno, tutti desideri buoni in sé, ma egli fonda su questi e sul controllo tutta la sua esistenza, trascinando dietro la mite e sottomessa moglie e il figlioletto, dimenticandosi completamente del cuore e di costruire legami affettivi solidi, coltivandoli nel tempo, infatti il film, sullo sfondo vede la vicenda di due bambini e di due famiglie il cui mondo cambia all'improvviso per sempre, ma in realtà il tema centrale è la riscoperta del ruolo di padre di questo uomo, che crede di essere nella via giusta e si è completamente smarrito, tanto che quando scoppia la bomba tutte le sue certezze e il suo controllo vengono meno, tutto quello che lo teneva in piedi si sgretola, lasciando intravedere, però, il suo vero io.
Andiamo per ordine, la prima famiglia che conosciamo è quella del protagonista, Ryota Nonomiya, interpretato dal bravissimo Masaharu Fukuyama, si avverte fin da subito che il perno su cui ruota la vicenda è lui, un architetto professionista di successo, ossessionato dall'essere vincente e dal migliorare la sua già notevole posizione economica e lavorativa, si aspetta molto da se stesso ma è intransigente anche verso la moglie Midori e il figlioletto (un bimbo bellissimo!) Keita, di 6 anni, cui ha inculcato (questo è però caratteristico della cultura giapponese) l'educazione, le regole, che c'è un tempo per giocare (poco rispetto all'età) ma soprattutto per studiare e coltivare attività collaterali, come studiare il pianoforte, il bambino non sembra molto appassionato da ques'ultima cosa, come nota la mamma, invitandolo a smettere se non vuole, Keita però cerca l'amore e l'approvazione del papà, che, passati gli anni dell'asilo, è diventato più esigente, infatti sta per entrare in una facoltosa scuola elementare privata, previo un rigido colloquio e degli esami clinici (nelle scuole giapponesi è presente un'infermeria per il primo soccorso e le varie necessità che possono presentarsi e anche i club sportivi, che i ragazzi devono scegliere e iscriversi, la frequenza non è facoltativa, per cui lo sport diventa subito parte della vita dei giovani giapponesi, con tanto di gare interscolastiche, regionali, nazionali, fino alle selezione per le gare internazionali, l'iscrizione comprende tutto per cui è molto cara, varia da un istituto all'altro, ma se entri in una scuola rinomata puoi accedere, se i voti lo consentono, ad un'università importante e ad un ventaglio di possibilità lavorative importanti, viceversa se puoi permetterti quella economica non puoi accedere - tranne il caso in cui i voti e i meriti sportivi sono talmente elevati che viene offerta una borsa di studio dagli sponsor sportivi).
Tutto sembra andare come si aspetta Ryota, quando arriva una telefonata che spezza le gambe alla famiglia, Ryota e Midori sono contattati dall'ospedale di provincia (vicino casa della mamma di Midori, che ha scelto questa opzione per avere qualcuno accanto in quanto il marito era sempre al lavoro), dove è nato Keita per delle analisi irregolari, quando vanno a colloquio restano scioccati nell'apprendere che il bambino non è il loro figlio biologico, increduli ripetono le analisi da un'altra parte, ma la realtà non cambia. Approfondendo la questione, si viene a sapere che il bambino è stato scambiato con un altro dopo la nascita e che questo gesto è stato volontario. Al di là della questione legale e del processo che attribuirà le relative responsabilità, i medici organizzano un incontro con le due famiglie e suggeriscono, senza mezzi termini, che essendo ancora piccoli, i bambini possano essere scambiati nuovamente, cosa che attraversa come una lama questi quattro genitori, che decidono di incontrarsi per conto proprio portando i bambini per conoscersi e decidere in seguito cosa fare. Yudai e Yukari Saiki sono una famiglia di ceto medio, semplice, molto unita, allegra, lui (interpretato benissimo, ora comico ora giocoso ora malinconico ora triste, da Lily Franky, naturalmente nome d'arte di Masaya Nakagawa) è il papà ideale, l'esatto contrario di Ryota, è quello che spende molto tempo con i figli, la casa dove vivono è accanto al suo negozio di elettronica, per cui i bambini possono sempre trovarlo se hanno bisogno, è il papà che porta i bimbi al ruscello, che gioca con loro per terra o nelle casette (che abbiamo anche qui nei parchi giochi), che fa il bagno con loro (anche questa tradizione giapponese, ci si lava e dopo tutti nella vasca di acqua calda a rilassarsi e giocare), una figura che li educa e che è presente, oltre a Ryusei, il primogenito scambiato, hanno altri due piccoli, un maschietto ed una sorellina e sono sempre allegri e uniti.
Ryota, passato il primo momento di shock, riprende il suo fare gelido, inizia a guardare Keita come uno sconosciuto, esprime di capire perché sentiva che il bimbo non gli somigliasse (come se un figlio dovesse essere la fotocopia dei genitori, sia fisicamente che emotivamente?!) e sembra aver deciso per tutti cosa fare, mentre la moglie, sempre remissiva, inizia a vergognarsi dei modi presuntuosi e irrispettosi del marito verso i coniugi Saiki, che guarda dall'alto in basso e non nasconde il suo disappunto.


Durante il processo, entrambi i coniugi ascoltano le parole dell'infermiera, che confessa di aver volutamente scambiato i bambini perché era arrabbiata verso la famiglia benestante ed ha scaricato con questo gesto tutta la sua frustrazione e rabbia per la sua condizione umile e difficile, ovviamente questo non la giustifica agli occhi di entrambe le famiglie.
Dopo qualche incontro insieme nel weekend, Ryota decide per lo scambio dei bambini, pensando che è la migliore scelta per tutti, bambini compresi, in realtà decide pensando solo a riprendere il suo sangue, come in passato, e forse anche ora in determinati ambienti, c'era l'ossessione del figlio maschio affinché portasse avanti il nome con tutto ciò che rappresenta, in quel momento Ryota non sceglie come padre né come uomo, ma soggiogato dalla sua ossessione di successo.
Lo scambio viene fatto, all'inizio solo per il weekend, e Ryota spiega a Keita che fa parte del suo tirocinio per diventare uomo, grande e forte, come fosse un inviato in missione speciale, che dovrà fare il bravo e non dovrà chiamare a casa, Keita non comprende ma esegue sempre per soddisfare le aspettative paterne. Nel passo successivo i bambini vengono scambiati stabilmente e Ryota vuole tagliare definitivamente i ponti con l'altra famiglia e con Keita, credendo di poter riprendere la sua vita normale senza ripercussioni. I bambini restano destabilizzati da questo cambio e, soprattutto, dal tagliare completamente i legami con la famiglia d'origine e quello che è capitato peggio è Ryusei, abituato ad un dialogo franco e aperto con i suoi genitori, alla libertà di giocare ed essere bambino, non comprende il mondo piccolo e rigido di Ryota e perché deve rivolgersi a lui e Midori, chiamandoli genitori, non è assertivo come Keita, ma risponde e fronteggia Ryota, con domande che lo innervosiscono e fanno riflettere, tuttavia è deciso a trasformare Ryusei in Keita e prosegue per la sua strada, finché il bambino scappa e ritorna nella sua casa.
Keita invece scopre per la prima volta cos'è una vera famiglia, all'inizio si muove incerto, timoroso, non sa come rapportarsi, ma è attratto dalla gioia e dall'unità che vede, non viene rimproverato se cade un oggetto e non viene schiacciato con nessuna aspettativa, pian piano diventa se stesso e vive bene nella nuova famiglia, pur sentendo la mancanza dei suoi genitori.
Non vi svelo il finale, vorrei solo sottolineare che è un percorso profondo quello che il regista fa fare ai protagonisti, soprattutto a Ryota, in cui si rivede un poco, lo porta da un estremo all'altro, facendogli riscoprire il suo essere figlio e padre e che il legame del cuore è molto più profondo di quello del sangue, nelle famiglie naturali sono presenti entrambi, si parte dal sangue e si approfondisce nel cuore, ma ci sono tante famiglie in cui c'è solo il cuore, diventare genitori non significa solamente generare figli nel sangue, ma soprattutto nel cuore, è l'amore che tiene uniti, o dovrebbe, le famiglie e le relazioni in genere.
Vi consiglio vivamente di vedere questo film, è molto bello il percorso di risveglio del cuore, oserei dire, di Ryota e scoprire che, anche partendo da un evento doloroso o difficile, possa nascere qualcosa di bello, ovvero due famiglie completamente diverse che si ritrovano nella stessa barca e che, superati pregiudizi e diffidenze, camminano insieme aiutandosi l'un l'altra, si parte da quella che si presenta come una perdita, per arrivare alla fine che hai acquistato molto di più di quello che credevi di perdere, soprattutto relazioni autentiche. Il film è ancora disponibile su MyMovies, in italiano ovviamente, dovete fare un abbonamento, ma c'è un'offerta internazionale di film molto interessante e varia, che vale la pena, quelli giapponesi li ho visti tutti, ma troverete film francesi, inglesi, americani, cinesi, ecc... Guardate il film e, se volete, scrivete i vostri commenti in fondo al post, è una cosa che non fa nessuno, ma sarebbe bello avere le vostre impressioni sul film e/o sui temi del blog, vedo che è seguito molto, anche se la prossima chiusura di Google plus avrà un impatto negativo sulla visibilità, essendo il social Google per eccellenza, ma non mi sono mai interessati i numeri, bensì le persone e spero continuerete a seguire il blog... Grazie e buona visione, vi lascio il trailer italiano del film a conclusione...


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